Dal 2 gennaio sit-in senza sosta dei familiari davanti al comune di Viterbo.

(DIRE – Notiziario Sanita’) Roma, 12 gen. – E’ drammatico il quadro che emerge dal documento redatto dall’Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia (Afesospit), inviato nei giorni scorsi alla regione Lazio, per spiegare le motivazione del sit-in di protesta che, dal 2 gennaio, continua senza sosta, nonostante pioggia e gelo, di fronte la sede del Comune di Viterbo, per chiedere interventi tempestivi in materia di assistenza sanitaria che facciano fronte all’esasperante situazione vissuta dai numerosi pazienti con disagio mentale dimenticati dalle istituzioni.

Stiamo parlando di circa 5 mila persone che si rivolgono ai centri di assistenza del territorio nella sola citta’ di Viterbo, di 3 mila cartelle cliniche e 1500 bambini seguiti dall’unita’ di Neuropsichiatria, spiega, dal presidio, Vito Ferrante, presidente dell’Afesospit. “Sono 450 i pazienti seguiti dal Servizio Disabili Adulti, l’unico attivo nel viterbese, che riesce a rispondere appena al 7% degli utenti bisognosi dei 5 distretti sanitari, 4 dei quali fantasma.Senza parlare dei Sert, con 3780 cartelle cliniche riguardanti tossicodipendenze e abuso di alcool. La carenza del personale, su tutti i fronti, e’ a dir poco vergognosa”.

Dal documento si evince che, contrariamente a quanto previsto dalle normative, l’organico di tutti i comparti preposti all’assistenza dei pazienti con disagio mentale e’ sottodimensionato rispetto la domanda del territorio. “La situazione e’ degenerata da quando la Regione con i tagli ha bloccato il tour over del personale. Chi si ammala, muore, va in pensione o in maternita’ non viene sostituito”, spiega Ferrante”.

Nel solo Dipartimento di Salute Mentale mancano 9 psichiatri, altrettanti assistenti sociali, 5 infermieri e 5 tecnici della riabilitazione. Presso l’Unita’ di Neuropsichiatria Infantile, dopo il decesso del direttore della Uoc nel gennaio 2006, non e’ stato ancora fatto un concorso per sostituirlo. Dei 25 psicologi previsti, solo 5 prestano servizio. Insufficiente il numero di logopedisti e neuro-psicomotricisti dell’eta’ evolutiva (Tnpee).

Solo a Viterbo attendono di essere inseriti in terapia 63 bambini. Due fisioterapisti sono andati in pensione lo scorso dicembre, costringendo 15 piccoli pazienti delle sede di Soriano di VT3 ad interrompere le cure, con un danno notevole, se si considera l’importanza della continuita’ dei percorsi di riabilitazione in eta’ evolutiva. La Uosida di Viterbo (Unita’ Operativa Semplice Interdistrettuale Disabile Adulto) dal 2004 dovrebbe collaborazione con 5 equipe distrettuali interdisciplinari in realta’ ancora virtuali. Dal 10 febbraio scorso non accetta piu’ pazienti, lasciando 140 persone in lista di attesa. Troppa la mole di lavoro, per il personale ridotto all’osso.L’unica neuropsichiatra che lavora a tempo pieno, quest’anno andra’ in pensione; quella con contratto Sumai a 20 ore settimanali e’ in malattia da tempo e in attesa di sostituzione. L’assistente sociale manca dal 2008 e le 3 psicologhe part-time fornite dall’UOC di Psicologia, cambiano di volta in volta, senza conoscere casi ne’ pazienti. Per mancanza di personale, negli ultimi due anni,sono stati chiusi ben quattro dipartimenti, rispettivamente i distrettisanitari I, II, IV e V, che fanno capo ai Comuni di Montefiascone, Tarquinia, Vetralla e Civitacastellana, “lasciando allo sbando circa .9000 persone con disagio mentale” sottolinea Ferrante “la delibera n.1173 firmata dalla dirigenza della Asl di Viterbo il 22 novembre scorso ha fissato, in data 31 dicembre 2011, la chiusura della struttura psichiatrica terapeutico-riabilitativa “Santa Maria de Mattias” di Orte, stabilendo la distribuzione dei 20 pazienti sul territorio. Ma dove?”. Fra le piu’ urgenti necessita’ segnalate dall’Afesospit, quindi, c’e’ il reintegro dei professionisti dimissionari e l’adeguamento dell’organico, la fine della precarieta’ degli operatoridel settore,la riapertura dei distretti sanitari chiusi e l’attivazione delle equipe multidisciplinari. Oltre a cio’ la riconferma dei fondialServizio psichiatrico diagnosi e cura, al “Santa Maria de Mattias” di Orte e del Centro Diurno “San Giuseppe” di Acquapendente. Infine l’affidamento della gestione delle provvidenze assistenziali (sussidi psicosociali) al Dipartimento di Salute Mentale, attualmente gestite dai Comuni, e la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, per restituire dignita’ alle oltre 1500 persone che in Italia tuttora vivono in condizioni disumane.

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