Se le vicende accadute al reparto psichiatrico dell’ospedale Niguarda dovessero essere verificate, si potrebbe delineare una perfetta trama per un film “horror”.

Infatti, stando a quanto riportano le agenzie stampa, questa mattina l’associazione Telefono Viola avrebbe presentato alla Procura di Milano un esposto su morti sospetti e maltrattamenti, derivati dai metodi di contenzione applicati nel regolamento del reparto psichiatrico dell’ospedale milanese.

Tre nuovi casi di morti “per abusi nei confronti di pazienti con patologie psichiatriche”, hanno fatto scattare lo sdegno dell’associazione che si occupa della tutela di abuso o cattivo uso della pratica psichiatrica.

Nell’esposto presentato questa mattina da Telefono viola sono, infatti, ipotizzati reati di omicidio e lesioni in relazione ad episodi che sarebbero avvenuti nei reparti psichiatrici dell’ospedale Niguarda.

I tre nuovi casi che si sono verificati nella struttura ospedaliera si aggiungerebbero a due morti “per torture da contenzione” denunciate recentemente attraverso una conferenza stampa dalla stessa associazione.

La denuncia controfirmata anche da cui alcuni familiari dei pazienti oltre che dal presidente dell’associazione Giorgio Pompa, assistiti dall’avvocato Mirko Mazzali, illustra 5 casi di morti e 5 casi di abusi e violenze; viene inoltre messa sotto accusa la pratica detta dello “spallaccio”, ovvero il metodo di contenzione fisica che consiste nel legare i malati di mente al letto.

RIEPILOGO DEI CASI ESPOSTI –

Tre nuovi casi: Filippo S. e Maria Graziella B., morti nei reparti Grossoni rispettivamente il 17 marzo 2009 e il 13 gennaio 2010. Stando a quanto rifersice Giorgio Pompa, i due dopo essere stati ”intontiti dai neurolettici, sono stati abbandonati a loro stessi durante il pranzo, a morire in completa solitudine, in modo orribile, soffocati dal cibo che stavano mangiando”.

Viene ricordato anche il decesso di un altro paziente, Antonio R. che morì “improvvisamente” il 17 settembre 2007.

Tutti casi dei quali, afferma Pompa, “mancano la documentazione e i referti medici”.

Ricordando invece la conferenza stampa che si tenne al Palazzo di Giustizia di Milano, lo scorso 23 novembre, riemergono anche altre 2 morti sospette: quella di Tullio C. “legato al suo letto alle 11 di mattina e, dopo 14 ore, alle 2 di notte trovato morto”, nell’ottobre scorso e quella di Francesco D., obeso e accanito fumatore, “morto al Grossoni il 26 settembre 2008, dopo essere stato legato al letto per impedirgli di fumare”.

4 episodi di violenze legate alla contenzione fisica dei pazienti: nel giugno del 2005, “un marocchino Mohamed M. subì lo spallaccio, e si ritrovò con le braccia paralizzate”, mentre una donna Rita F., nel marzo del 2006 “venne legata e subì piaghe da decubito e infezioni”, un’altra paziente invece “all’inizio del 2010 è rimasta legata per 18 giorni e 6 ore” e Andrea S. “per 14 giorni” .

L’esposto segnala anche la vicenda di Maria Teresa D., che nel maggio del 2009 “venne legata per due ore, solo perchè aveva litigato a parole con un infermiere per un motivo banale”.

Nel documento presentato alla Procura di Milano e firmato anche dal marito di Rita F. si evidenzia che quest’ultima “dopo la contenzione, vive su una sedia a rotelle”.

(da Direttanews.it)

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