ALLA RICERCA DELLA SALUTE MENTALE (di Fede)

La salute mentale è un concetto a dir poco metafisico. E’ un concetto impalpabile, indefinibile; non a caso l’Organizzazione Mondiale della Sanità non da una definizione di “salute mentale”. Salute della mente quindi, ma la mente può essere analizzata utilizzando un approccio scientifico o filosofico-spirituale. La mente è un qualcosa di profondamente delicato che ha a che fare con lo stato dell’anima delle persone. E’ un qualcosa di mistico, non di scientifico. Potremmo associare la salute mentale all’emancipazione dell’individuo. Un individuo indipendente, che è in grado di badare a se stesso senza aiuti esterni, può definirsi sano mentalmente. Ma quante persone sono cadute in depressione dopo essere state lasciate dal fidanzato o dalla fidanzata? Quante persone elaborano un lutto sotto effetto di psicofarmaci? Quante persone soffrono di ansia pur essendo persone perfettamente integrate nella società? Quante persone vanno a confidarsi dallo lo psicologo? Quante persone cercano un equilibrio meditando, praticando sport o leggendo un buon libro? Cos’è quindi la salute mentale? Forse è uno stato di profondo benessere interiore, la salute mentale c’è quando siamo soddisfatti della nostra vita pubblica e privata, quando sappiamo amare e siamo amati, quando siamo in grado di vivere in armonia con il mondo. La salute mentale è strettamente correlata con il concetto di “salute sociale”, ovvero lo stato psicofisico della società in cui è immerso l’individuo. Quando saremo in grado di valutare una società in base al livello di benessere collettivo che è in grado di produrre saremo forse in grado di dare un definizione corretta di salute mentale, allo stato dell’arte possiamo solo cercare di produrre salute della mente cercando di rendere migliore l’ambiente che ci circonda.

CRITICITA’ IN SALUTE MENTALE Come enunciato in questo breve scritto, chi si trova a dover affrontare un periodo di malattia della mente si trova di fronte ad una sfida mistico-esistenziale di grandi proporzioni. Si trova a ricominciare una vita da zero, si vede costretto a ricostruire il proprio io dalle fondamenta. I servizi psichiatrici triestini sono sicuramente realtà d’avanguardia nel campo della psichiatria mondiale ma non sono quel porto sicuro in grado di dare sempre risposte vincenti su temi inerenti la salute mentale. Trieste è una città socialmente protetta, esistono CSM aperti 24 ore su 24, numerose associazioni e cooperative sociali. Se qualcuno impazzisce qua ha sicuramente maggiori opportunità di recupero rispetto ad esempio ad un cittadino lombardo. Tuttavia chi impazzisce, grazie a Basaglia, viene considerato alla stregua di un cittadino “normale”, di un cittadino che non ha mai avuto problemi di salute mentale e questo può provocare non pochi problemi di reinserimento sociale.La questione si fa rilevante considerando il mondo del lavoro. Una persona che ha avuto un psicosi, ad esempio, perde il lavoro, gli affetti, la stima di se. Ricostruirsi un’identità è un impegno che richiede anche anni.La domanda che mi pongo è questa. Noi cittadini che abbiamo avuto problemi di natura mentale, siamo cittadini normali o siamo entitè umano-aliene che richiedono maggior protezione? Può esserci una via di mezzo tra l’handicap psichico e la cosiddetta normalità ? Penso che noi persone che abbiamo vissuto problemi di questo tipo siamo una categoria ibrida, siamo soggetti senza handicap, ma siamo anche soggetti deboli vittime di leggi di mercato ciniche e troppo spesso incentrate su concetti che vanno a discapito del benessere psichico.E’ pertanto necessario fare alcuni passi indietro, ammettere certi limiti di alcuni soggetti e tutelarli rafforzando il settore della cooperazione sociale. Noi non siamo handicappati. Noi non siamo normali esseri in grado di competere con le leggi di mercato. Noi siamo parte di un’umanità che si è smarrita lungo il cammino della vita. Noi siamo persone, individui che spingono la psichiatria ed i suoi satelliti a fare delle riflessioni su cosa sia, in realtà, la salute mentale. Noi spingiamo l’essere umano a chiedersi cosa sia la felicità, la pace interiore, la solidarietà. Noi siamo i reietti di una società che deve interrogarsi su se stessa, siamo dei grossi punti di domanda, siamo dei sognatori sgangherati, degli utopisti mascherati, i pionieri di un malessere cosmico.

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