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Conferenza nazionale per la Salute Mentale: le conclusioni

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Per il rilancio del Paese è centrale la salute mentale, destinare risorse per i servizi territoriali di prossimità. Strutture residenziali un modello fallimentare da riconvertire.

«Riconvertire le strutture residenziali h 24 destinate ad anziani e persone con disabilità fisiche e mentali, un modello che si è dimostrato fallimentare e pericoloso. Servono urgenti risorse per la salute mentale e devono essere destinate a rafforzare i servizi territoriali di comunità, a superare tutte le forme di contenzione, segregazione e interdizione che pure in questo periodo di pandemia sono aumentate. Bisogna sostituire gli spazi dell’esclusione con i luoghi della vita». Queste le conclusioni dell’assemblea nazionale convocata dal coordinamento della Conferenza salute mentale il 30 maggio 2020, cui hanno partecipato online oltre 400 tra operatori, rappresentanti di associazioni, cooperative e sindacati, persone con esperienza di sofferenza mentale, ed è stata seguita da migliaia collegati alle dirette streaming. Ricordando le raccomandazioni delle Nazioni Unite ai Governi di considerare i servizi di salute mentale parte essenziale di tutte le risposte anche al COVID-19, le proposte, saranno portate all’attenzione del Ministero e della Conferenza delle Regioni e Province autonome in un incontro che sarà realizzato entro giugno.

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Le difficoltà nel periodo pandemico evidenziano le carenze strutturali, di risorse e di visione nei servizi di salute mentale. Ora servono strumenti per l’autonomia delle persone.

Nelle decine di interventi che si sono susseguiti, e nei messaggi raccolti nelle chat dell’Assemblea nazionale della Conferenza salute mentale del 30 maggio, si sono evidenziate le grandi difficoltà vissute nel periodo di pandemia, con l’interruzione delle attività riabilitative, la chiusura dei centri diurni, la riduzione delle attività dei centri di salute mentale, le problematicità di un’operatività di sostegno relazionale ridotta a contatti telematici e telefonici, le difficili sfide affrontate da operatori sia pubblici che delle cooperative (molte anche a rischio chiusura). A fronte di servizi che si sono concentrati ancor più sulle emergenze e ridotto l’attenzione alle persone con gravi patologie, gli interventi hanno riportato anche le esperienze dei servizi che sono stati capaci di riorganizzarsi e che, insieme con gli utenti, le famiglie e le associazioni del territorio, hanno messo in campo nuove idee e pratiche. Si è evidenziata anche la necessità di moltiplicare gli interventi volti a sostenere l’autonomia sociale, lavorativa e abitativa delle persone e di rafforzare a questo scopo strumenti operativi come i budget di salute.

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Stop alla contenzione e basta abusi nell’utilizzo del Tso. Carceri e Rems, la pandemia ha accentuato le criticità.

Nel corso dell’Assemblea nazionale della Conferenza salute mentale del 30 maggio è stata posta forte attenzione all’abuso del trattamento sanitario obbligatorio che, in questi mesi, ha fatto registrare in alcuni territori un significativo aumento e preoccupanti episodi di utilizzo improprio. Preoccupazione anche per l’irrigidimento e l’ulteriore chiusura registrata in alcuni reparti psichiatrici ospedalieri, dove le misure adottate per l’emergenza sanitaria si sono trasformate in una negazione dei diritti dei ricoverati, e dove si continua a registrare un utilizzo routinario della contenzione fisica, con persone legate per giorni ai letti. Grande attenzione anche alla salute mentale delle persone private della libertà personale, nelle Rems e ancor più nelle carceri: il periodo pandemico ha accentuato le criticità preesistenti e reso evidente la necessità di nuovi e più profondi interventi di riforma che garantiscano il diritto alla cura e la tutela della dignità personale delle persone ristrette.

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Disabilità, servono azioni concrete. Lavoro: al centro il lavoro come inclusione sociale. Formazione: nelle università mancano Basaglia e la riforma.

Dagli interventi all’Assemblea nazionale della Conferenza salute mentale del 30 maggio il richiamo, per il Governo e la task force guidata da Colao, a riconoscere bisogni ed esigenze delle persone con disabilità, per le quali i servizi e trattamenti si mostrano ancora inadeguati. Criticità anche per la mancata attuazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, pure ratificata dall’Italia nel 2009. È stata posta la questione del lavoro come opportunità di cambiamento nella vita delle persone con problemi di sofferenza mentale. Le cooperative integrate non offrono assistenza ma percorsi di salute e il loro ruolo va riconosciuto anche con provvedimenti specifici che consentano loro di rimanere sul mercato del lavoro. I principi sanciti dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità faticano ad entrare anche nella formazione universitaria, da cui, tra l’altro, hanno sottolineato alcuni collettivi studenteschi di psicologia e medicina, sono cancellati il pensiero di Basaglia e il movimento di riforma che ha portato alla chiusura dei manicomi. Nel frattempo, si assiste a una progressiva riduzione delle diverse professionalità, non solo mediche ma anche sociali, impegnate nei servizi psichiatrici, sempre più schiacciati sullo specialismo disciplinare. Da qui la necessità, di cui la Conferenza si fa portavoce, di creare, già nelle prossime settimane, nuovi momenti di incontro e confronto, anche a livello regionale, per porre la centralità politica del tema della salute mentale.

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