opg(5)di Massimo Fada.

Centri psichiatrici giudiziari: a marzo c’è la chiusura

Si avvicina il 31marzo, data entro la quale i 6 Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) dovranno essere chiusi, come previsto dalla legge81/2014. Non si è fatto ricorso all’ennesima proroga, come avvenuto negli anni 2013 e 2014. È un processo che va avanti, contraddittoriamente, da quando sono apparse le immagini, terribili, delle condizioni di degrado umano negli Opg che hanno portato l’ex Presidente della Repubblica Napolitano a dichiararli «indegni di un paese appena civile». Nello spazio di una lettera non mi è possibile ricordare il percorso legislativo, accompagnato dallo sforzo del comitato stop opg nazionale di tradurlo verso progetti terapeutici di dimissione delle persone nel loro territorio e non solo nelle strutture Rems (Residenze Esecuzione Misura di Sicurezza), strutture da 20 posti letto previste dalla legge. Il percorso è complesso, difficile ma ha permesso la dimissione ad oggi – senza quindi le Rems – di decine e decine di internati dimissibili che erano negli Opg solo perché «dimenticati» dai servizi territoriali che non costruivano un progetto di reinserimento domiciliare. Circostanza che determinava il rinnovo della misura di sicurezza sociale per ulteriori 6 mesi, rinnovabili, traducendosi nell’internamento per anni, dopo aver commesso reati che prevedevano una pena equivalente inferiore: sono stati chiamati «ergastoli bianchi». Ciò non potrà più accadere perché nella legge 81/14 la misura di sicurezza detentiva non può essere superiore a quella della pena per corrispondente reato. Due mi sembrano i punti da cui non si torna indietro: la diminuzione del numero di posti letto necessari nelle Rems, passati da circa un migliaio previsti nel 2013 a circa 450 odierni, che dal 31.3.15 dovranno accogliere gli internati sottoposti a limitazioni della propria libertà (dalla seconda relazione trimestrale al parlamento del 5 febbraio 2015) con una conseguente riduzione dei fondi necessari alla costruzione di queste strutture e del personale dedicato di qualche decina di milioni di euro (più di 5 milioni per ogni Rems, solo per i muri). Il secondo punto è lo spostamento del focus dell’intervento dalla custodia della pericolosità sociale (Opg/Rems) ai progetti di cura/riabilitazione (nei Dipartimenti Salute Mentale/Territorio) con l’assegnazione delle risorse per il personale. Questa è la direzione di marcia: certo, le continue proroghe non hanno favorito l’abbandono dell’attività routinaria e la responsabilizzazione da parte del sistema nel suo complesso («tanto arriva la proroga», «non ci sono le Rems, quindi non si farà nulla», ecc.). Si ripropone la stessa situazione della riforma 180 del 1978 che ha chiuso i manicomi: a Brescia la chiusura definitiva è avvenuta dopo oltre 20 anni, grazie però ad una legge finanziaria che «forzava» economicamente le Aziende a chiuderli. Nel ’78, nei 76 manicomi attivi in Italia erano internate circa 80.000 persone. Oggi, nei 6 Opg ce ne sono meno di 800, di cui più di 300 clinicamente dimissibili. Esistono in Italia circa 17.000 postiletto delle strutture residenziali dei Dsm (che in questi anni di proroghe hanno accolto proprio pazienti provenienti dagli Opg): questa è la dimensione del fenomeno di cui parliamo, non altra. Anche quando lalegge 180 è stata realizzata vi fu chi gridò allo scandalo e diffuse paura: adesso non ci si ricorda, perché sono diventati tutti Basagliani, la violenza di quei luoghi dove la dignità delle persone non esisteva.

Dall’ultima relazione trimestrale al parlamento emerge un ritardo nel rispetto del termine di chiusura del 31.3.15 da parte di alcune regioni: la previsione del loro commissariamento e non più della proroga dice della scelta dei Ministeri di non avvallare questo comportamento dilatorio. E arriviamo alla Lombardia: la regione ha modificato il proprio programma di costruzione delle Rems, riducendole da 240 posti letto (dgr 122/2013) a 160 (drg X/1981 giugno ’14) a 150 (drg X/298923 dicembre ’14) e contemporaneamente ha destinato le risorse (allegato A: 16,273.636 €) per adeguare ai criteri di accreditamento il personale delle Rems di Castiglione delle Stiviere (19 operatori); il supporto dei detenuti presso l’istituto di pena di Pavia per il disagio psichico dei detenuti (11operatori); le micro equipe territoriali incardinate nei Dsm di 19 Aziende ospedaliere. Queste ultime sono costituite da 5 operatori: 1 psichiatra, 1 infermiere, 1 educatore, 1 psicologo, 1 Ass. Soc. (in provincia di Brescia sono previste all’A. O. Spedali Civili e A.O. Mellini di Chiari ) e si occuperanno anche dei casi presenti nei territori limitrofi (presumibilmente dell’A.O. di Desenzano e Asl Vallecamonica) per un totale di 95 operatori nelle micro – equipe sul territorio regionale. Questo è ciò che è scritto sulla carta. Non voglio nemmeno pensare che la Regione Lombardia possa deliberare cose che poi non mantiene. Altro elemento fondamentale per la riuscita dei progetti di dimissione è la «formazione degli operatori» preoccupati dal possibile ulteriore carico di lavoro in servizi sempre più depauperati di fronte all’aumento del disagio mentale sul territorio e dall’oggettiva criticità nel trattamento di queste persone, fonte di paura e stigma a livello sociale. Il fatto che il corso di formazione a livello regionale abbia avuto una richiesta altissima di partecipazione a cui la regione non è stata in grado di rispondere dice della disponibilità degli operatori dei Dsm a partecipare al processo di chiusura degli Opg. Anche nel Dsm dell’Azienda Spedali Civili si inizia a muovere qualcosa e verranno coinvolti nell’anno 2015 tutti gli operatori in un percorso di formazione loro dedicato. Come Cgil abbiamo investito risorse ed energie nel Comitato Stop Opg a livello locale, regionale e nazionale. Il rischio della proroga a livello nazionale è stato scongiurato, ora siamo nella condizione di rivendicare le risorse deliberate dalla giunta regionale per potenziare i servizi assumendo personale previsto dalle leggi e permettere l’uscita delle persone considerate dimissibili dagli Opg entro il 31.3 che non dovranno essere inseriti nelle Rems (poco più di 300, dati relazione trimestrale al parlamento): ora inizia il vero processo di chiusura degli Opg.

Massimo Fada, Rsu Cgil Spedali Civili Brescia

(Da Giornale di Brescia, Lettere al Direttore)

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