PastedGraphic-1di Carlo Minervini.

Lettera aperta alla gentilissima Collega Dott.ssa Elena Gentile Assessore al Welfare e alla Salute Regione Puglia

Come ti ho accennato dopo la cerimonia alla Cattedrale per Paola ti scrivo due righe a titolo personale confermando quanto ebbi l’occasione di dirti in quel triste evento.

Faccio lo psichiatra e mi interesso di salute mentale di comunità da oltre 35 anni (ho iniziato prima della legge180!).

Devo dirti sinceramente che ormai da molti anni i contributi in assoluto più interessanti li ho sentiti dagli attori per me protagonisti e quindi dalle persone con esperienza diretta di sofferenza psichica (a partire da Ron Coleman o Alice Banfi o Cristina del movimento uditori di voci di Reggio Emilia, ma anche dai nostri SEPE Davide, Maddalena e tanti altri), dai familiari, dai cittadini interessati. Poco invece giunge dal mondo degli operatori, e questo in senso in modo inversamente proporzionale a partire dai Colleghi Direttori di struttura!

Alcune cose mi sono divenute lentamente e faticosamente chiare e vorrei accennarle come mio contributo alle discussioni attuali sull’organizzazione dei servizi:

  • Franco Basaglia è riuscito a “smontare” il Manicomio solo perché ha “inventato”, creato, realizzato un ”circuito” alternativo territoriale;
  • questo circuito (come del resto dichiarato in tutte le leggi, regolamenti, piani, linee, etc…) deve avere al centro i Centri di Salute Mentale (CSM e non CIM o SIM!!!) che dovrebbero essere attivi 24 ore per 365 giorni all’anno se vogliamo che siano realmente alternativi al manicomio/asilo che tutti e sempre accoglieva;
  • in questo circuito sono previsti anche i poli, per sintetizzare, per l’acuzie (i Servizi di Diagnosi e Cura) e per la “cronicità” (ma sarebbe meglio abbandonare questo termine offensivo e utilizzarne altri tipo strutture di lunga assistenza o soluzioni abitative per persone con bisogno di casa e/o di supporto quotidiano!) come le diverse comunità a vario tipo di presenza oraria di operatori;
  • la scelta a questo punto diventa quella di utilizzare le risorse umane ed economiche per mantenere servizi territoriali ”forti” e in grado di tenere la regia delle risposte ai bisogni di salute mentale della popolazione (non troppo ampia!!!) di riferimento riducendo le risorse sulla risposta ospedaliera all’acuzie (dove i CCSSMM sono veramente “Forti” anche l’acuzie viene affrontata nei luoghi del territorio, anche in regime di TSO!!!) e, soprattutto, sui luoghi della “cronicità”, anche qui inventando luoghi di vita come case/appartamenti il più possibile “leggeri” e cogestiti con gli ospiti!!!
  • se la scelta invece divenisse, per varie ragioni (di interessi forti???), quella di investire sull’affrontamento ospedaliero dell’acuzie e sui circuiti cronicizzanti diventa evidente che i servizi territoriali, CSM, diventano “deboli”, la cultura degli stessi si deteriora con il risultato che il lavoro di equipe multidisciplinare e collettivo pian piano sparisce e i Centri diventano solo ambulatori specialistici; a questo punto gli operatori e gli utenti si trovano ad attraversare i servizi in totale “insicurezza” (come denunciato a gran voce dalla stessa Paola fino al giorno prima del brutale assassinio!!!)
  • ho imparato, ed ho tentato a tutt’oggi di dare il mio contributo in tal senso, che i nostri servizi territoriali, nati in alternativa al Manicomio (e solo in Italia è accaduto ciò!!!) devono essere COMUNITARI; del resto la dizione in inglese che gira in tutto il mondo è correttamente quella di CMHC cioè Community Mental Health Center;
  • è paradossale che proprio in Italia dove sono nati i primi Centri di Salute Mentale già dal 1975 questi, tranne situazioni di eccellenza (vedi Trieste, e pochi altri luoghi) sono al momento organizzati solo per poche ore al giorno con visite su appuntamento, poca attenzione alle situazioni “difficili”, e tanto altro che sappiamo!
  • credo infine che la situazione della sicurezza nei servizi (e non solo per gli operatori ma per tutti quanti li frequentano …) possa essere realizzata attraverso una maggiore attenzione alla prevenzione e alla cultura: questo vuol dire fare in modo che gli stessi servizi (e qui noi operatori abbiamo le nostre responsabilità insieme ad amministratori e politici) siano”riconosciuti” dalla collettività che così si porrà a difesa degli stessi ed anzi diverrà motore attivo al loro interno collaborando per realizzare “buone pratiche”.
  • Un discorso a parte meriterebbero la questione della formazione e della motivazione degli operatori del pubblico e del privato sociale così come quella di creare le condizioni per la co-gestione di buona parte del circuito insieme alla cittadinanza attiva a partire dalle persone con esperienza!

Credo, per concludere queste brevi riflessioni, che dobbiamo sforzarci di creare le condizioni perché i CSSMM vengano davvero riconosciuti e difesi dalle nostre Comunità!!!

2 Comments

  1. Carmen Leuzzi

    Caro dottor Minervini
    grazie x avermi fatto partecipe con questa lettera aperta indirizzata alla collega; è facile immaginare l’antefatto, anche se non seguo la cronaca fedelmente (è talmente faziosa che mi da’ la nausea); amarezza e cordoglio x la vittima sua collega ed i suoi cari che spero siano ricchi di fede autentica tale da sostenerli onde evitare che il loro animo sprofondi negli abissi di una coscienza pregna di dolore e paure, la medesima che ahimè, a volte, arma coloro i quali vengono discriminati, vessati, sturmentalizzati, ghettizzati e…la barbarie umana è impari, e poi gridiamo alla follia x i “matti” cresciuti in seno a questa società orfana di tutto.
    Non si abbatta dottore, ho sentito amarezza nelle sue parole; ma non s’illuda nemmeno di ricevere solidarietà e sostegno da coloro i quali (forse in buona fede?) non hanno gli strumenti x andare oltre ciò che credono di sapere o vedere. La sua è una sensibilità rara e uno spirito alto così nobilmente messo a servizio degli altri e che trova radici solo in una grande anima che ha saputo metabolizzare tanto dolore senza lasciare spazio a reconditi riscatti o rivalse puramente personali sui meno forti, ciò che invece i più vanno cercando, forse inconsapevolmente, forse loro stessi vittime cadute negli anfratti dei loro cuori atrofizzati xchè lo stesso fiotto di sangue prende le vie più basse e ancestrali x garantirsi la sopravvivenza. Persino Verlaine ebbe ad affermare “all’uomo senza Dio restano solo rozzi desideri e grasse voglie”. E’ pazzesco come i più non si avvedano di quanto la follia logori la loro esistenza fatta di identità fasulle ed esteriori, asservite ad un ego sempre più ossessivo-maniacale-compulsivo; vite vendute all’illusione del potere, della fama, della carriera, al prezzo della gioia più genuina e della pace interiore. “Mostri”griffati di titoli di studio che occupano posizioni di potere e di responsabilità totalmente avvinti ai loro ruoli ridondanti più che al sereno e serio svolgimento degli inarichi presi. Anche io come lei vorrei affrontare la questione della formazione e della motivazione dei vari operatori sociali in strutture pubbliche. Vorrei dirle ad esempio che uno degli psichiatri a servizio del csm di mesagne ha mandato mio fratello al pronto soccorso con crisi respiratoria, convulsioni e dolori in tutto il corpo. Il motivo? Il medico in questione gli aveva sospeso di botto la sua terapia di lorazepam prescrittagli un anno prima da un collega , durante una crisi forte e motivata da episodi oggettivi, e alla reazione esitante del ragazzo x la non rispettata gradualità, lui avebbe risposto il medico sono io. Siamo di fronte a una leggerezza inaudita dove medici prescrivono pillole come fossero caramelle e altri li sospendono con altrettanta superficialità. E la follia generale fa il suo corso come la goccia che lentamente erode la pietra.
    Ho scritto d’impeto caro dottore poichè la mia indignazione è grande, ma ancora di più è grande la mia fiducia nelle “forze speciali” che sono in ognuno di noi, il cui libero arbitrio deciderà l’impiego e la direzione. Grazie dottore x la delicatezza che ha persino nella scelta delle parole quando parla dei suoi ragazzi; grazie x l’attenzione, la capacità di ascolto, di osservazione, e di donarsi con tutto se stesso. I ragazzi lo sentono xchè la loro sensibilità è tale da non avere bisogno di parole. Psiche in greco vuol dire ANIMA, ignorare i bisogni dell’anima, non contemplare questo aspetto importantissimo della vita di ciascuno di noi che è intrinsecamente parte di noi ci condanna all’infelicità e ad un cuore bucato. Persone come lei fanno più bella la società.
    Ho letto un meraviglioso libro di Jeremy Rifkin “La civiltà dell’empatia”, con tutto il mio amore lo suggerisco a coloro che si sentono pronti al “salto quantico” cui siamo chiamati in questo momento storico, x contribuire ad una società migliore dove si è forti solo se si è capaci di amare e graziati se si è raggiunta la consapevolezza che c’è più felicità nel dare che nel ricevere.
    con tanta stima l’abbraccio …carmen
    Che la luce brilli e illumini le coscienze più oppresse.

  2. Ringrazio il Dott. Minervini perchè interpreta i reali bisogni di chi ha vissuto e vive l’esperienza del disagio mentale.
    Non ci vorrebbe molto a trasformare i CSM in luoghi di serenità, di rilancio sociale, di ripresa. Questo dovrebbe essere il compito degli operatori, dei professionisti della Salute Mentale: diventare ingegneri-architetti di luoghi di relazione sociale, pacifica, costruttiva, comunitaria.
    Tutti vorremmo questo non solo chi di noi “sta male”.
    Anche i fatti terribili (come quello di Bari) devono diventare momenti di riflessione ma soprattutto di rinascita, di nuove visioni anche politiche senza guardie armate (e ladri).
    Spero che l’Assessore Elena Gentile “ci” ascolti.
    La lettera del Dott. Minervini rappresenta il pensiero della maggior parte dell’utenza dei Servizi di Salute Mentale che per tante ragioni non ha voce in capitolo, non ha potere contrattuale …ma grazie a chi ci vuole veramente bene si sta organizzando.
    Un saluto a tutti

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