A volte cerco di ricostruire “scientificamente”, come se usassi metodologie messe in campo da uno “storico di professione” (!), la mia lunga storia pregressa di “ri – nascita”: tutto ciò che è potuto accadere all’interno del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, in un periodo lungo quasi quarant’anni.

In questo modo, rispondo a una mia necessità interiore, che si fa sempre più impellente: quella di far luce su ciò che è stato; mettere in fila date, occasioni positive come momenti di crisi; i tanti ricoveri; le partecipazioni attive.

Costruire ordine, ordine mentale è un bisogno per dare concretezza ad un affastellarsi di ricordi, tanto confusi che forse sono solo Sogni.

Restare ancorata alla terra ferma – per non volare come i palloni delle mongolfiere e perdermi nello spazio infinito: è questo l’esercizio quotidiano che metto in atto, con fermezza e con disciplina. Attenta al qui e ora. Alle azioni più semplici e banali, per sopravvivere.

Ricordo una lunga fase legata a tutto quello che è stato costruito nel DSM triestino, a partire già dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, come esplicitamente dedicato alle Donne, alla Diversità delle Donne, dei tanti modi di essere femminili, femministe, alla “Cura di Genere”.

“Salute di genere”. Un fermento del tutto innovativo, pionieristico.

Ho frequentato molti luoghi deputati, istituiti ufficialmente e donati all’uso di tutta la cittadinanza femminile di Trieste e non solo; arredati con eleganza, mobili disegnati e firmati da artisti, da architetti, tende vaporose alle ampie vetrate, luci chiare e calde. Spazi alternativi, appunto “Lo Spazio Donna”, prima in via Gambini, poi in Androna degli Orti. 

La Casa in Androna, a tre livelli. Un luogo magico, costruito intorno ad un prato verde – un giardino fiorito. Confinante con i monumenti identitari del colle di San Giusto. Sito nel quartiere antico, medievale, tra piazzette; chiese; archi; resti archeologici della lontana romanità.

Qui abbiamo fatto Teatro; abbiamo organizzato Festival estivi di cinema; abbiamo seguito corsi di formazione interattiva e di auto mutuo aiuto … ci siamo riunite in mille incontri, per finalità terapeutiche e anche di condivisione e confronto di esperienze personali. Cercavamo davvero che ogni cosa di valenza pratica, oggettuale, venisse fatta alla perfezione, con eleganza, con decoro, con cura tutta femminile, rivolta fin ai più piccoli dettagli.

La Salute mentale, intesa come Benessere, che nasce anche dalla Bellezza, era insita nelle azioni concrete.

In questi spazi, nel Salone – living ampio e accogliente, ho vissuto l’emozione della telefonata di mio figlio che mi annunciava commosso di aver superato l’esame di stato di avvocato. Qui, ancora, sempre lui, felice, mi diceva: è nata Domitilla, sei diventata nonna!  E abbiamo brindato assieme, le tante donne presenti per una riunione organizzativa, con il prosecco subito messo a disposizione, in allegria … rivivo con pienezza gioiosa quei momenti di vita speciali.

Costruire Salute Mentale era legato a forme, esperienze, attività, le più varie e creative.

 Abbiamo lavorato in collettivi che davano vita a un nostro “giornale” – foglio ciclostilato e punzonato a mano, che raccoglieva scritture libere e terapeutiche.

Più tardi abbiamo seguito dei Corsi di scrittura autobiografica con la guida di professioniste e abbiamo pubblicato testi di poesia e di piccole prose, alla fine di un lavoro costante, protratto per mesi, allo stesso tempo libero, impegnativo, gratificante.

Le vacanze in campeggio a Cherso sono state un avvenimento ludico, di mare azzurro, di visite ai grifoni, di giri turistici per l’isola … il cibo preparato dalla cuoca del CSM di Barcola … davvero un bel gruppo variopinto, donne di varie età afferenti ai Servizi assieme a figure di tecniche, di operatrici, di cui avevamo stima, fiducia e perfino ammirazione …

Abbiamo viaggiato assieme in varie parti d’Italia e anche all’estero, per partecipare a Congressi, per presentare i nostri libri collettanei, per visitare mostre d’arte antica e contemporanea.

E ci siamo aiutate reciprocamente, concretamente, costruendo relazioni amicali che continuavano anche dopo, anche oltre, le occasioni di incontro ufficiale.