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« Condizioni indegne » al Centro Ospedaliero Universitario di Saint-Etienne

Pazienti legati, isolamento forzato…Gli ispettori generali all’inizio di gennaio hanno rivelato le pratiche « vergognose » che vengono messe in atto alla luce del giorno. Trasmessi i dossier al Ministero della Salute. (da Liberation del 28/ 2/ 18)

E’ una visita che non avrebbe dovuto lasciare conseguenze come di solito sono quelle degli ispettori generali nelle istituzioni chiuse, nei luoghi di privazione della libertà. Arrivano senza avvisare. E danno un’occhiata. La scena avviene al CHU di Saint-Etienne, tra l’8 e il 15gennaio scorso, con l’obiettivo di soffermarsi sulle condizioni di ospedalizzazione in un reparto di psichiatria. All’inzio si recano presso il « pronto soccorso » psichiatrico, di seguito nel reparto di psichiatria. Cos’hanno visto ? Non si riprendono ancora. Pazienti contenuti con i legacci da diverisi giorni. « Condizioni indegne », ovvero vergognose. Nei piani, nel reparto di psichiatria, le stanze d’isolamento sono sempre piene ; i pazienti restano contenuti senza esser visitati da un medio per intere settimane – pratiche d’isolamento estese in contrasto netto con i regolamenti vigenti.

In breve, le cattive pratiche sono tra le più gravi. A tal punto che l’ispettore capo Adeline Hazan, invia alla direzione del CHU e al ministro della Salute – Agnès Buzyn – un dossier con delle richieste precise, come quella di porre fine immediatamente « a questa minaccia grave ai diritti umani ». Sebbene questo dossier è stato publiccato sul Journal officiel questo giovedì, il ministro non aveva ancora fornito alcuna risposta mercoledì sera.

« E’ terribile, ciò che succede lì dentro. La cosa peggiore è che a volte ci si abitua », afferma indignato il dott. Hervè Bokobza, fondatore del Collctif des 39 che si batte contro questa psichiatria senza umanità. Ciò che descrivono gli ispettori è sconcertante, ancor di più se si pensa che è servita un’ispezione per far sì che i soggetti istituzionali reagiscano a pratiche aberranti messe in atto alla luce del giorno. L’Agenzia regionale di Salute così come la Grande Autorità di Salute, che hanno visitato gli stessi luoghi questo autunno, li hanno attraversati senza rilevare nulla di strano. In primavera la direzione del CHU si vantava addirittura dei riusltati della propria struttura. Come raccontato persino da France Info « dal 2013 in poi, il CHU dichiara il raggiungimento degli obiettivi di salute in termini di budget. La struttura ospedaliera da 4 anni a questa parte risparmia regolarmente 18 milioni d’euro attraverso la propria attività. Le CHU di Saint-Etienne è a buon punto nel percorso di autonimizzazione finanziaria. Il tasso di risparmio realizzato del 8,1% è davvero unico nella regione Auvergne-Rhone-Alpes ».

Cosa desiderare di meglio ? All’interno del CHU, la psichiatria per adulti è un reparto importante. Ci sono ben 216 posti letto a disposizione, in confronto ai 14 posti letto e 64 ambulatori per la neuropsichiatria infantile. E non si ha neanche un ammanco significativo di personale. In ogni caso, il percorso terapeutico sembra essere chiaro : eccezion fatta per i ricoveri programmati, la maggior parte dei pazienti entrano nei percorsi di cura, inizialmente, attraverso la porta del Pronto Soccorso.

Ecco che – secondo il rapporto fornito – « quel giorno, gli ispettori hanno constatato la presenza, presso il pronto soccorso del CHU, di venti persone con disagio psichico in attesa di un posto letto. Tredici di questi venti pazienti erano in attesa allettati su delle barelle nei corridoi del pronto soccorso. Sette pazienti erano contenuti con lacci ai piedi e auna o a tutte e due le mani. Queste sette persone si trovavano in PS da una durata che andava dalle 15 ore ai 7 giorni, cinque da più di tre giorni consecutivi. Non avevano potuto lavarsi, nè cambiarsi, nè avere accesso al proprio telefono cellulare. Tre di essi erano stati costretti ad usare un orinale messo su un lenzuolo della barella a contatto con le proprie gambe ».

Tutto ciò era causato dalla loro patologia o dalla loro pericolosità ? Assolutamente no. « Nessuno di questi pazienti presentava uno stato di agitazione psicomotoria, alcuni chiedevano semplicemente di essere slegati, senza rabbia, in uno stato di rassegnazione e accettazione passiva ». Ancora più sconcertante, l’indifferenza di tutto il contesto circostante : «  Gli atti di contenzione erano ben visibili da tutte le persone che accedevano ai corridoi del PS […] Le visite con i medici e gli infermieri, così come la somministrazione delle terapie farmacologiche, si effettuavano senza alcun rispetto della privacy ».

La realtà del Pronto Soccorso è un caso isolato ? Purtroppo no. Gli ispettori hanno scoperto pratiche che sembrano essere istituzionalizzate. Tanto che «  tutte le persone sottoposte a trattamenti obbligatori sono sistematicamente contenute fisicamente ». Senza alcuna motivazione plausibile. Nel reparto psichiatrico, la situazione non è migliore, senza niente che possa nasconderlo. Si è ravvisata « una pratica generalizzata di isolamento e di contenzione in tutte le untià di ricovero non rispettando i regolamenti vigenti e gli aspetti legislativi in materia ». Per esempio : il polo di psichiatria ha a disposizione 4 stanze d’isolamento identiche dotate di un letto fissato al suolo, un lavandino, un gabinetto e un campanello al muro.

« Al momento dell’ispezione, tutte le stanze d’isolamento erano occupate. La limitazione del movimento e della libertà personale è ugualmente frequente nelle stanze ordinarie con la contenzione fisica e senza alcuna tracciabilità informatica di tale pratica. Una paziente non agitata ma sofferente un disturbo ossesivo-compulsivo è stata in questa maniera messa in isolamento nella propria stanza ordinaria da diversi mesi, con la porta del bagno chiusa a chiave e con il permesso di uscire 4 volte al giorno per non più di un quarto d’ora per fumare ». E come se ciò non fosse sufficiente, « i ripostigli di ogni unità albergano una dozzina di kit di contenzione sebbene ci sia solo una stanza d’isolamento ». All’occorrenza…

Alcuni reparti hanno stabilito dei « periodi d’isolamento sistematici, di svariate settimane » Senza dimenticare quei pazienti, ricoverati su base volontaria, che si ritrovano in isolamento e contenuti, pratica del tutto illegale.

« L’analisi delle pratiche assistenziali è inesistente e i dati comunicati dal CHU sono falsi ed inutilizzabili ». Concludendo, il dossier fornito dipinge le persone affette da disturbo psichico come totalmente dimenticate, vulnerabili, isolate, contenute, senza alcuna motivazione sanitaria. «  Queste pratiche si protraggono nel tempo senza nessuna rivalutazione medica nell’illegalità » insiste l’ispettrice generale. Il CHU ha ammesso una buona parte dei fatti evidenziati dal dossier. E Adeline Hazan ha precisato per Libération : «  Allo stesso tempo, siamo allibiti. Poichè si tratta di equipe sanitarie che si sono mostrate disponibili, così come d’altronde lo è stata la direzione dell’ospedale. Quando si è parlato delle loro pratiche, hanno convenuto che non erano opportune e si dimostravano pronti a modificarle rapidamente ». Un ingenuità un tantino folle ?

(proposto e tradotto da Mario Colucci e Giulio Mastrovito)

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