L’ultima puntata del programma “People Fixing the World” della BBC parlava di Trieste e della sua storia di attenzione alla cura delle persone. Il programma, come recita la descrizione, si occupa di dare «brillanti soluzioni ai problemi del mondo»; detto in parole più semplici: ogni puntata tratta un tema differente e si presentano le idee messe in pratica nelle diverse parti del mondo riguardo a quel tema.
Il tema della puntata registrata a Trieste era il luogo della cura per disturbi e malattie mentali: è davvero stato possibile chiudere i manicomi e pensare a dei centri aperti ogni giorno, tutto il giorno? Pensando in modo diverso, come si può ascoltare, si è trovato un approccio diverso che ora è guardato da tutto il mondo come un modello positivo e innovativo, perché le porte rimangono sempre aperte, il personale non indossa delle uniformi e la persona sceglie di sua volontà di ricevere cure. Al centro stanno i diritti delle persone, che devono essere libere di scegliere dove vivere, quando farsi curare (e se farsi curare), chi vedere, quando uscire. Roberto Mezzina, direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste, intervistato, afferma che se l’istituzione è violenta anche la persona lo sarà e che non si può curarsi in una struttura chiusa, da cui non c’è una via d’uscita. L’importante è invece la negoziazione: c’è libertà se c’è responsabilità, se c’è riconoscimento da parte della persona del bisogno di cura. Ci dice, nell’intervista, che si può iniziare un lavoro di cura soltanto se si parte da basi uguali, dal riconoscere una persona e le sue libertà: «la libertà è terapeutica».
Vi consigliamo la visione e l’ascolto, perché i giornalisti Ammar Ebrahim e Sam Judah hanno fatto un ottimo lavoro, facendo vedere come dei cambiamenti avvenuti in una non troppo grande città del nord Italia quarant’anni fa siano stati fondamentali per ripensare alla salute mentale in tutto il mondo. Concludiamo con un’amara osservazione, come riportato in una bella lettera di Marco Barone pubblicata sul quotidiano triestino di oggi: mentre il mondo continua a guardare a Trieste come una modello per i servizi che offre, per Franco Basaglia e la sua rivoluzione, i politici cittadini stanno cercando di far costruire una statua a Gabriele D’Annunzio nel centenario dell’impresa di Fiume – un personaggio che ha poco da spartire con la storia di Trieste e che è invece è simbolo di chiusura dei confini, di arroganza e di prevaricazione sui diritti delle persone.
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