COMUNICATO STAMPA DI REPLICA

In merito all’opportunità di chiudere la Struttura psichiatrica residenziale (Sir) di Arpaise per trasferirne gli ospiti in strutture di piccole dimensioni come le case famiglia, più idonee a reinserirli nella società, hanno espresso il loro parere sulla stampa Cosimo Parente, coordinatore cittadino dell’Udc (Unione di Centro) di Arpaise e il dottor Mario Cataudo, medico condotto del paese. In particolare ha affermato Parente : “Il nostro augurio è che il destino del Sir di Arpaise non diventi un tormentone così come è avvenuto con altre strutture dell’Asl sannita… E’ bene precisare che stiamo parlando soltanto di lavori di ristrutturazione in quanto l’edificio è stato danneggiato da un allagamento. Di chiusura, invece, non si è mai parlato perché siamo contrari all’ipotesi di privare Arpaise, tra i comuni più piccoli della provincia, di un servizio che lo rende riconoscibile in un ambito più vasto”. E dopo avere ricostruito la storia di questa struttura, anche il dottor Cataudo sottolinea: “Se la salute dei pazienti e il loro recupero funzionale e psichico è la parte più importante della vicenda, non va sottovalutato l’aspetto culturale, economico e sociale che quella struttura rappresentava per la comunità di Arpaise e i comuni circostanti, per tutto l’indotto socio economico determinato da frequentazioni di familiari e parenti dei pazienti, da tutti gli operatori sanitari, parasanitari e organizzativi e tutte le attività collegate con la funzionalità della struttura stessa”.

Ebbene, fermo restando che l’apertura al dialogo è sempre auspicabile, se si vogliono evitare “tormentoni” a nostro avviso è fondamentale che ognuno rispetti il suo ruolo. In particolare che la politica stia fuori dalla Sanità e non tenti di piegare decisioni tecniche a logiche che – senza entrare nel merito se migliori o peggiori – di fatto sono diverse da quelle che sottostanno all’organizzazione di un servizio sanitario.

Logiche come quella che fa dichiarare al coordinatore dell’Udc “… siamo contrari all’ipotesi di privare Arpaise, tra i comuni più piccoli della provincia, di un servizio che lo rende riconoscibile in un ambito più vasto” o come quella che spinge il dottor Cataudo, da cittadino di Arpaise, a sottolineare i vantaggi “dell’indotto socio-economico” innescato dalla struttura.

Una logica a nostro avviso fuorviante perché fa perdere di vista il vero problema: che non è quello di “privare” o meno “Arpaise di un servizio”, ma è quello di fornire ai malati mentali un servizio soddisfacente. Il compito della Sanità, infatti, non è risolvere i problemi dell’occupazione e dei Comuni depressi, ma solo quello di curare adeguatamente i cittadini: che per ottenere questo risultato, fra l’altro, sostengono un costo.

Ciò non significa che i problemi occupazionali del paese siano irrilevanti e che non li comprendiamo: tutt’altro. Anzi proprio le proteste contro la chiusura di una risorsa modestissima come la Sir dimostrano che in una realtà così svantaggiata come Arpaise, la Sir viene difesa come fosse la Fiat. Non per questo, però, si può confondere un luogo di cura con una fabbrica scatenando una guerra tra diseredati dove alla fine soccombono i più deboli: i malati mentali. Un luogo di cura che – pur apprezzando l’impegno di chi come il dottor Cataudo da oltre 40 anni lavora nella zona e ha dato il suo contributo alla struttura – oggi, comunque, risulta obsoleta rispetto alle acquisizioni della moderna psichiatria. Anche dal punto di vista economico: la gestione annuale di una struttura come quella di Arpaise costa quanto l’acquisto di entrambe le case-famiglia oggetto di trattativa con il Comune di Benevento.

Non è esatto, dunque, dire che “di chiusura della Sir di Arpaise non si è mai parlato”. Se il coordinatore Parente non ne è venuto a conoscenza è solo perché lo si è fatto nelle sedi competenti: cioè, presso il Dipartimento di Salute Mentale e la Asl. Ed ecco perché, pur apprezzando il suo interessamento, riteniamo che la sua proposta di “aprire un serio dibattito” non sia praticabile: almeno per quanto riguarda tematiche non negoziabili – come l’idoneità di pratiche terapeutiche – dipendenti da parametri che non competono alla politica. Per tutto il resto la nostra disponibilità a dialogare, ovviamente, è totale.

Quanto alle preoccupazioni per la gara d’appalto da lui espresse – “…Questi lavori non possono essere rimandati e quindi invitiamo l’Asl a portare avanti il crono programma stabilito… – non vorremmo essere fraintesi: se la Asl ritiene prioritario investire una grossa cifra per la totale ristrutturazione dell’immobile, anziché procedere solo ai lavori più urgenti rimandando gli ulteriori investimenti alla decisione sulla sua destinazione d’uso, non è problema nostro. L’Asl è un’azienda, ha i suoi manager e sulla destinazione dei soldi che amministra non deve rispondere a noi, ma agli organi di controllo preposti. Ciò che a noi interessa, invece, è che la cifra stanziata non venga prelevata dal budget del Dipartimento di Salute Mentale con il pretesto che serve a ristrutturare la Sir sottraendo queste risorse ad altri e più idonei progetti.

Infine, alle preoccupazioni espresse dal dottor Cataudo per gli ammalati – “oggi allontanati, che si erano così bene integrati (ad eccezione di uno) nell’ambiente e nella comunità di Arpaise… E non so se queste caratteristiche esistono al terzo piano del vecchio ospedale di Sant’Agata dei Goti dove ora sono ricoverati” – vogliamo rispondere rassicurandolo. Insieme ad altre associazioni di volontariato siamo stati vicini ai pazienti sia al momento della partenza da Arpaise che a quello dell’arrivo a Sant’Agata dei Goti. La nostra preoccupazione, infatti, è stata che nel putiferio scatenatasi attorno alla vicenda non fossero loro a soffrire di più per il clima creato da tensioni, malumori, parole come “deportazione”. Così abbiamo cercato innanzitutto di rendere lo spazio di Sant’Agata dei Goti il più possibile personalizzato e accogliente – dai colori delle pareti agli arredi – con l’aiuto di volontari di altre associazioni e di quelle rare persone sensibili che fortunatamente, però, ci sono dappertutto: nella Asl, nella ditta incaricata dei lavori, nel Dsm. E il nostro sforzo è stato premiato: anche perché non era difficilissimo creare una condizione appena un po’ più decente di quella fatiscente lasciata ad Arpaise, come testimoniano nella foto i volti sorridenti dei pazienti durante il loro primo pranzo a Sant’Agata.

Associazione la “Rete sociale onlus” – sede legale via Grimoaldo Re c/o DSM Asl BN 1

82100 Benevento – codice fiscale 92045470629

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