di LUCA ATTANASIO

Mercoledì 31 marzo è scaduto il termine entro il quale le Regioni si sarebbero dovute dotare di un piano di accoglienza delle 1.400 persone rinchiuse negli OPG (gli ospedali psichiatrici giudiziari) che – in teoria – il prossimo 1° febbraio 2013 dovrebbero definitivamente chiudere

Il 31 marzo scorso scadeva il termine entro cui regioni ed enti locali si sarebbero dovuti dotare di piani per l’accoglienza degli internati degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) italiani. Entro il 1° febbraio 2013, infatti, tutte le strutture presenti in Italia dovranno chiudere. Ad oggi, però, non è stato presentato alcun progetto. Il presidente del Forum per la Salute in Carcere 1 e la rappresentante della Caritas Diocesana di Roma 2, membro della Consulta regionale per la Salute Mentale, lanciano l’allarme.

Immagini dall’inferno. Molti italiani hanno ancora negli occhi le immagini da girone dantesco raccolte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale e trasmesse nella puntata di Presa Diretta del 20 marzo 2011 3. Si vedevano gli ospiti di alcuni dei sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari dislocati nel territorio italiano in condizioni di assoluta privazione dei diritti elementari, reclusi in complessi fatiscenti che ricordavano più prigioni medioevali che strutture moderne di riabilitazione sanitaria e sociale, impossibilitati a difendersi, senza contatto con l’esterno. Pur non sembrando tali, sono esseri umani, alcuni finiti lì dentro per meri errori giudiziari, condizioni di povertà estrema, serie di sfortunati eventi. Altri entrati sani di mente e divenuti pazzi dopo anni di segregazione, altri ancora, certamente colpevoli, ma mai meritevoli di simili esistenze.

Un’anomalia nell’anomalia. Gli OPG, ex manicomi criminali, sono l’anomalia nell’anomalia di un sistema carcerario italiano noto per le sue strutture al collasso, un terzo di detenuti in attesa di giudizio e tasso di suicidi, anche tra le guardie carcerarie, in costante aumento. A scrivere, almeno teoricamente, la parola fine al mix esplosivo di mala-giustizia, ingiustizia e mala-sanità rappresentato dagli OPG, ci ha pensato la legge n° 9 del 17 febbraio 2012, che fissa entro il 1° febbraio 2013 la loro definitiva chiusura e il successivo ingresso in nuove strutture dei circa 1400 ospiti.

Entusiasmo non motivato. Ma i toni trionfalistici usati negli ultimi tempi riguardo questa misura, non sembrano affatto giustificati. Innanzitutto, entro il 31 marzo scorso, le regioni avrebbero dovuto fornire un piano dettagliato di accoglimento degli internati e a tutt’oggi di strategie, non vi è la minima traccia. “Poi – denuncia Daniela Pezzi, Caritas Diocesana di Roma – il grosso timore di molti degli operatori del settore è che, dato il ritardo nel pianificare metodi e provvedere a complessi di accoglienza, ci si ritrovi a marzo del prossimo anno con strutture forse più decorose, ma che perpetuano la logica manicomiale criminale”. Per questo, associazioni come stopOPG 4 parlano di “riduzione del danno”, non di reale soluzione e invitano a riflettere sul cambiamento totale di prospettiva che una nuova legislazione dovrebbe comportare.

Quanti sono, dove sono. “Bisogna mutare radicalmente la cultura riguardo queste strutture e ribaltare il concetto secondo cui viene prima la pena della cura”, dice Fabio Gui, segretario generale del Forum che dal Convegno Nazionale di Firenze. Gli OPG in Italia, se si esclude Solliciano (Fi), una struttura penitenziaria che si occupa anche di sanità mentale, sono sei. Due di questi sono in Campania (Aversa e S. Eframo (Napoli); uno in Emilia (Reggio Emilia)); un altro in Toscana (Montelupo Fiorentino) e uno in Sicilia (Barcellona Pozzo di Gotto).

Ad un passo dalla svolta. “In linea di principio, la questione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, paradossalmente, non è mai stata tanto vicina ad una svolta – spiega il Senatore Roberto Di Giovan Paolo, Presidente del Forum per la Salute in Carcere – per la prima volta ci si prefigge di superare il concetto di cura subalterno alla pena e si chiama in causa, per attuare la riforma, il Ministero della Salute. Ci preoccupa, però, che le regioni tardino a presentare un piano; la situazione, se non si fa qualcosa, resterà esattamente come la si è vista in quel documentario di Presa Diretta”. Fortezze medicee (Montelupo Fiorentino), castelli medioevali (Aversa), complessi cadenti (Barcellona Pozzo di Gotto): le strutture che oggi ospitano i 1400 detenuti psichiatrici riportano il sistema penitenziario italiano indietro di secoli. “Sono i nuovi luoghi dell’orrore – riprende Pezzi – . Un microcosmo in cui alla durezza della vita in carcere si aggiunge la segregazione di un’esistenza in manicomio”. “Secondo la nostra indagine – conclude Di Giovan Paolo – almeno 200 detenuti negli OPG dovrebbero essere rilasciati immediatamente; altri hanno diritto a godere dei benefici di legge”.

La corsa contro il tempo. La nuova legge di riforma carceraria stanzia 180 milioni (120 nel 2012 e 60 nel 2013) per la realizzazione o la riconversione delle strutture penitenziarie. Secondo gli esperti, con le risorse destinate agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, si potrebbe giungere finalmente al superamento definitivo di queste strutture e puntare a una reale riforma del sistema carcerario psichiatrico.

(da Repubblica.it)

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