Vallo della Lucania (Salerno), 10 aprile 2012

Al Tribunale di Vallo della Lucania (Sa), nel primo pomeriggio, come fissato, riprende con la puntuale cadenza quattordicinale il processo contro i sei medici e i dodici infermieri del reparto di psichiatria dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania, imputati per la contenzione durata ottantatre ore, e per la morte del maestro elementare di Castelnuovo Cilento, Francesco Mastrogiovanni, avvenuta la notte del 4 agosto 2009 in una stanza-cella del nosocomio vallese.

Dopo il consueto appello dei diciotto imputati (molto dei quali sono assenti e contumaci), delle parti civili e dei rispettivi legali, si entra nel vivo dell’udienza. Nell’udienza, a completamento dell’esame dei medici e degli infermieri che non sono stati già sentiti nella precedente udienza e che sono disponibili a rispondere alle domande del Pubblico Ministero e dei legali (sia di parte civile che della difesa), dovrebbero essere sentiti i rimanenti undici imputati. All’inizio dell’udienza l’avv. Conte presenta una memoria difensiva in nome e per conto del suo assistito, dott. Amerigo Mazza, assente dall’aula del tribunale.

Si entra nel vivo dell’udienza con l’esame del dott. Rocco Barone. Le domande del P.M., Dr. Renato Martuscelli, intendono stabilire quale fosse la posizione occupata dal dott. Barone all’interno del reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania (nella precedente udienza il dott. Michele Di Genio aveva riferito di averlo nominato direttore del reparto e per questo il suo esame è particolarmente atteso). Il dott. Barone risponde negativamente, facendo presente di non essere stato mai nominato né responsabile né direttore del reparto di psichiatria e, rispondendo alle successive domande del P.M, ha precisato che il suo compito consisteva semplicemente nel sostituire, per le urgenze, il primario e direttore del Dipartimento di salute mentale, il dott. Di Genio. Inoltre precisa che non poteva assolutamente prendere decisioni contrarie a quelle del dott. Michele Di Genio, e che lo sostituiva soltanto quando era assente. Il dott. Di Genio era presente il giorno del ricovero di Francesco Mastrogiovanni, ne fu addirittura informato ed entrò a vedere il paziente. Il dott. Barone dice di aver visitato Mastrogiovanni, che gli chiese di poter mangiare e gli offrì un panino. Dice che lo conosceva bene ed era affetto da disturbo affettivo. «Ho disposto la terapia e la contenzione perché telefonarono i carabinieri di Pollica e mi chiesero di fare il prelievo per verificare l’eventuale assunzione di droghe. Ho disposto la contenzione perché il paziente – come mi riferiva un infermiere – rifiutava di sottoporsi al necessario prelievo delle urine. La contenzione, però, non è avvenuta sotto i miei occhi, perché sono andato via dal reparto alle ore 14, alla fine del mio turno lavorativo. Subentrò il dott. Amerigo Mazza e fu il dott. Mazza ad applicarla ». Dimentica, però, di annotare in cartella la contenzione che ha disposto. Continua riferendo che ritorna al lavoro il 2 agosto, visita Mastrogiovanni, lo trova delirante ed aggressivo, ma ciò nonostante parlano perché avevano delle conoscenze comuni a Salerno. Secondo il dott. Barone, anche sulla base dei precedenti ricoveri, Mastrogiovanni aveva bisogno di quattro cinque giorni per superare lo stato maniacale e poi rientrava regolarmente e comunque la contenzione era assai blanda, perché poteva muoversi, anzi aveva ampia libertà di movimento. Dimentica ancora una volta di annotare la contenzione, che pure ha disposto, però precisa che non aveva nessun motivo per non annotarla e che la contenzione è un atto medico del tutto legittimo, praticato in diversi ospedali e in diversi reparti. Ritorna la mattina del 3 agosto e per la terza volta dimentica di annotare la contenzione: l’importante – dice – è annotare in cartella la terapia farmacologica, perché il medico che voleva informarsi della durata della contenzione aveva a disposizione il filmato del sistema di videosorveglianza… Ovvero un medico per sapere da quante ore fosse contenuto un paziente poteva trascorrere tranquillamente il suo tempo a visionare il video dei giorni precedenti, cioè invece di assistere i pazienti avrebbe guardato la televisione e precisa che, volendo, poteva anche servirsi dello scorrimento veloce delle immagini. A domanda del P.M. ribadisce: «Non ho mai saputo che Di Genio fosse in ferie!» facendo presente che la mattina del 3 agosto Di Genio era regolarmente presente e in servizio in reparto.

Incalzato poi dall’avv. Caterina Mastrogiovanni il dott. Barone dice di aver parlato, la mattina del 3 agosto, del ricovero di Mastrogiovanni col Dott. Di Genio che non modificò la terapia e poteva modificarla perché era il primario e, in quanto tale, poteva prendere qualsiasi decisione, che lui non poteva assolutamente mettere in discussione. Riconosce che quando Mastrogiovanni arrivò in seguito al TSO non era particolarmente violento, era aggressivo solo verbalmente e non ha commesso nessuno atto di violenza. A questo punto viene da pensare che la violenza l’abbia commessa proprio il dott. Barone disponendo la contenzione di un paziente tranquillo e collaborativo, come mostrano e testimoniano le immagini del video. Dice che i polsi di Mastrogiovanni presentavano degli «arrossamenti» assolutamente normali non delle ferite. A questo punto l’avv. Mastrogiovanni chiede al Presidente del Tribunale, Dott. Elisabetta Garzo, di mostrare all’imputato le foto eseguite il giorno cinque. Di fronte all’evidenza delle foto il dott. Barone è costretto ad ammettere: «Sono delle lesioni, per carità!». La stessa «carità» cristiana che non ha osservato. Poi aggiunge: «Non ho mai visto contenzioni che hanno portato a queste lesioni!». E se lo dice lui… Dice anche: «Non ho mai sospettato che non fosse stato alimentato e in proposito non ho chiesto agli infermieri».

A domanda dell’avv. Valentina Restaino (dell’Unasam) afferma: «Ho disposto la contenzione senza visitarlo, senza controllare nulla».

Quando l’avv. Ferrara, della difesa di Giuseppe Mancoletti, l’altro paziente in TSV contenuto, pone delle domande al dott. Barone, l’avv. D’Alessandro della difesa degli imputati, colto di sorpresa, si oppone perché afferma che non sono preparati a difendere i loro assistiti, e che si tratta di un altro procedimento, ma prima il P.M. e poi il Presidente respingono l’opposizione e stabiliscono che le domande possono essere poste regolarmente.

Rispondendo infine all’avv. Gioacchino Di Palma (di Telefono Viola) il dott. Barone dice che non aveva nessun motivo per occultare la contenzione e che la sua è stata solo un’innocua dimenticanza. Naturalmente il dott. Barone fa finta di non sapere che la contenzione – soprattutto se per ottantatre ore non è stata mia interrotta – è un reato, che diventa un reato gravissimo se poi porta alla morte del paziente contenuto. E’ stata talmente innocua che il paziente ne è morto…. E se i familiari di Mastrogiovanni non avessero chiesto il sequestro dell’agghiacciante video nessuno avrebbe mai saputo che nell’ospedale di Vallo della Lucania, nell’anno del signore 2009, veniva regolarmente praticata la contenzione. A domanda della Presidente del Tribunale; «Che idea si è fatto della morte?» il dott. Barone dice che lo stato delle condizioni di salute al momento del ricovero erano «discrete» e per il decesso del paziente afferma: «Non è stata causata sicuramente dalla contenzione! E’ stato un fatto cardiaco! Una morte improvvisa!».

Terminata la deposizione del dott. Rocco Barone, l’avv. Giovine, della difesa degli imputati, deposita dei fotogrammi ricavati dal video in nome e per conto del suo assistito, l’infermiere Scarano.

Viene poi sentito il dott. Raffaele Basso che non accetta di essere ripreso dalle telecamere di Set di Vallo della Lucania e di Unotv di Sala Consilina. Ha fatto i turni del 1 e del 2 agosto. Dice: «Non aver riportato la contenzione in cartella è motivo di estremo dispiacere da parte nostra, non c’era motivo di occultarla, è stata una superficialità non annotarla». Afferma che aver trovato, durante i suoi turni di lavoro, sempre il paziente in uno stato di agitazione, si dimenava nel letto e naturalmente anche per lui la contenzione era blanda e poi afferma: «La contenzione è stato un errore sulla terapia». Al legale di Telefono Viola, avv. Gioacchino Di Palma che gli ha domandato se nella giornata del 1° agosto 2009 è stata somministrata la terapia infusionale a Francesco Mastrogiovanni ha risposto di no, affermando che in quella giornata di caldo estivo il reparto non era dotato di condizionatori.

Viene poi sentito l’infermiere Giuseppe Forino, che si fa riprendere dalle telecamere. Ha fatto i turni del 2 e del 3 agosto. Afferma che le fascette non erano strette e di visitato durante i suoi due turni spontaneamente ben quaranta volte Mastrogiovanni, anzi di averlo fatto anche bere, di averlo sciolto per pochi minuti senza alcun ordine medico e di non avergli dato da mangiare semplicemente perché il paziente non gli ha chiesto. Anche lui dice che, quando lo ha slegato, presentava ai polsi degli normali arrossamenti, ma quando il Presidente dott. Elisabetta Garzo gli mostra le foto, riconosce: «Sono ferite, io ne sono meravigliato!». Sembra quasi dire che le ferite sono opera dello spirito santo e non conseguenza inevitabile della contenzione. Inoltre afferma che non c’era nulla in Mastrogiovanni, durante il turno pomeridiano del 3 agosto, da far preoccupare, né fame d’aria, né bava alla bocca. Ricorda che quella sera si recò in ospedale la nipote di Mastrogiovanni e chiese al dottore in servizio, il dott. Amerigo Mazza, se poteva farla entrare a visitare lo zio, ma il dott. Mazza disse di no.

A termine dell’udienza il presidente del Tribunale chiede al P.M. di produrre le precedenti deposizioni degli imputati che non si sono fatti interrogare.

Il dott. Michele Di Genio ha assistito alla lunga udienza, iniziata con pochi minuti di ritardo e terminata alle ore 18,30.

La prossima udienza si terrà martedì 24 aprile, sempre alle ore 14 e il P.M. e gli avvocati delle parti potranno chiedere di sentire eventualmente altre persone, che saranno sentite nell’udienza del 22 maggio (l’udienza dell’8 maggio non si terrà per impegni del Presidente). Con ogni probabilità le arringhe difensive cominceranno ad essere pronunziate nell’udienza del 5 giugno, per proseguire nella successiva udienza del 19 giugno. Così stando le cose la sentenza sarà certamente pronunziata nel mese di luglio.

(G. G.)

Il Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni

Vincenzo Serra, Giuseppe Tarallo, Giuseppe Galzerano

Per ulteriori informazioni, si può telefonare a

Vincenzo Serra, 0974.2662

Giuseppe Galzerano, 0974.62028

Giuseppe Tarallo, 0974.964030

www.giustiziaperfranco.it postmaster@giustiziaperfranco.it

 

I membri del Comitato verità e giustizia per Francesco Mastrogiovanni, dopo aver preso atto di quanto emerso dall’esame di alcuni imputati effettuato nell’udienza odierna

DENUNCIANO

all’opinione pubblica la necessità che la dirigenza dell’ASL adotti misure urgenti ed incisive per evitare il verificarsi di casi analoghi presso strutture sanitarie pubbliche che costituiscono palese violazione di norme costituzionali in difesa della libertà e della dignità dei pazienti.

Write A Comment