di Luigi Benevelli
Il seminario del 9 luglio ha consentito di cogliere da vicino, direttamente, il modo e i criteri con cui ragionano e stanno procedendo attori formalmente incaricati del percorso di superamento degli opg, in particolare i funzionari di alcune Regioni cui è stata conferita la gestione dei provvedimenti.
Mi ha fortemente colpito il lessico di alcuni di questi dirigenti amministrativi perché non contiene la locuzione “salute mentale”, ma solo il termine “psichiatria” nell’accezione sia di scienza biomedica che di assistenza psichiatrica. Questi funzionari, preoccupati del fatto che gli attuali Dsm non possiedano informazioni adeguate a rapportarsi con l’amministrazione della Giustizia e quella penitenziaria, intendono provvedere ad una rapida formazione e acculturazione alla “psichiatria forense”, ancella del Codice Rocco, dei quadri che dovranno dirigere i nuovi opg regionali.
Il 9 luglio abbiamo toccato con mano cosa stia producendo la mancanza di discussione e di assunzione di responsabilità politiche in accompagnamento all’iniziativa del sen. Marino, in ordine alla revisione delle norme del Codice penale del 1930 rimaste in vigore anche dopo le importanti sentenze della Corte Costituzionale che risalgono a 10 anni fa.
È comprensibile come apparati amministrativi, magistrati, avvocati ragionino e continuino a ragionare nel solco e nel rispetto delle norme vigenti: fanno solo il loro mestiere. Peccato che tali norme affondino le radici negli assunti del lombrosismo e della psichiatria asilare, del tutto estranei agli assunti e alle pratiche della “salute mentale”, della riforma del ’78.
Dobbiamo rapidamente prendere atto della situazione e sollecitare studiosi del diritto e Parlamento a misurarsi della revisione del Codice per garantire il diritto al processo ed eliminare il regime del “doppio binario” che discrimina i pazienti con diagnosi psichiatrica autori di reato. E dobbiamo anche reagire all’inerzia della quasi totalità della psichiatria accademica italiana, lontana dall’esperienza della 180, per definire, costruire e avviare Master in salute mentale , per codificare e trasmettere, al di là della loro ovvia legittimità, i saperi e le pratiche della salute mentale, Master aperti ai magistrati, agli avvocati, ai funzionari del Ministero della Salute e della Giustizia, delle amministrazioni regionali, oltre che agli operatori dei Dsm.
Mantova, 11 luglio 2013

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