Il diritto alla cura e’ un diritto di cittadinanza. Sospensione immediata della delibera n. 30-1517 “Riordino della rete dei servizi residenziali della Psichiatria”
Il 2 Luglio 2015 è stata pubblicata la Delibera della Giunta Regionale n. 30-1517 “Riordino della rete dei servizi residenziali della Psichiatria”, che ha generato proteste ed indignazione. E’ stata pertanto chiesta da alcuni Consiglieri l’apertura di un Tavolo con i soggetti coinvolti; dopo il primo incontro, avvenuto il 10 luglio, non sembra esserci spazio per modifiche sostanziali.
Con l’attuazione di tale Delibera la psichiatria piemontese farebbe un balzo indietro tornando ad un modello di strutture ospitanti utenti dei CSM precedente alla Legge 180, più simile ai vecchi manicomi e che prevederebbe lo smantellamento della Residenzialità leggera come ad oggi è intesa (in contrapposizione a tutte le evidenze della letteratura internazionale).
Attualmente con il termine Residenzialità leggera si intendono i cosiddetti Gruppi Appartamento e Comunità Alloggio. Si tratta di abitazioni che ospitano poche persone, che sono collocate nei centri urbani, e nelle quali si lavora per la riabilitazione e la risocializzazione dei pazienti in maniera integrata con il territorio: non hanno caratteristiche di strutture ospedaliere, eppure sono luoghi di cura!
In Piemonte tale Residenzialità prevede modelli terapeutico-riabilitativi e socio-assistenziali diversificati: una scelta che intende mettere al centro dell’intervento il paziente e la sua storia di vita. La proposta del luogo di cura viene fatta dopo attenta valutazione di quale sia il percorso di cura più idoneo alle caratteristiche di ogni individuo nel rispetto dell’unicità dello stesso.
Non tenendo conto di tale pluralità, il progetto di riforma espresso nella Delibera degrada al livello della sola assistenza custodialistica anche queste realtà dall’ampio potenziale riabilitativo, riducendo la ricchezza di questi interventi ad una sterile questione di minutaggi e di caratteristiche strutturali.
Uno degli scopi della Delibera è produrre un risparmio sulla Spesa Sanitaria: in realtà una consistente percentuale del costo delle rette verrebbe semplicemente spostato a carico di Comuni e Consorzi di Comuni.
Inoltre i cambiamenti previsti dovrebbero essere attuati in un lasso di tempo brevissimo, provocando gravi ripercussioni sulla vita e sul percorso di cura dei pazienti. Essi dovranno essere rivalutati dai CSM, molti di loro dovranno essere trasferiti e comunque si vedranno sottratti di molte figure professionali importanti. Tale operazione produrrà malessere intenso che richiederà un aumento di ricoveri in Case di Cura, le cui rette gravano su altri capitoli di spesa e che, quindi, anche se non compariranno, rappresenteranno un ulteriore aumento dei costi e non un risparmio!
L’Assessore Antonio Saitta, firmatario della Delibera con l’assessore Augusto Ferrari, ripete con insistenza che i Gruppi Appartamento e le Comunità Alloggio “non sono mai stati accreditati e ricevono denaro pubblico senza sottostare a controlli”. In sostanza sembra dire che i Servizi di Salute Mentale pagherebbero rette a caso, spesso sproporzionate, per strutture di cui nulla sanno, e che nulla garantiscono in termini di qualità. Si tratta di accuse infondate e ingiuste anche perché irrispettose. I Dipartimenti di Salute Mentale sanno ormai tutto delle strutture con cui hanno rapporti contrattualizzati; conoscono ogni operatore, ogni turno, sanno come viene speso ogni centesimo; lavorano in stretta integrazione operativa e ne conoscono benissimo l’efficacia.
A fronte di queste considerazioni e di molte altre che si potrebbero fare, le Associazioni di pazienti e famigliari, gli Enti Gestori, i Dipartimenti di Salute Mentale chiedono la SOSPENSIONE della Delibera e l’instaurarsi di un Tavolo di lavoro che possa confrontarsi e di conseguenza produrre proposte di razionalizzazione della spesa e riorganizzazione della residenzialità che tengano conto dell’attuale momento storico.