Vallo della Lucania (Salerno), 22 ottobre 2012 –

Nuova udienza al processo per la drammatica vicenda di Francesco Mastrogiovanni, il maestro anarchico morto nel 2009 per una contenzione durata novanta ore legato ai polsi e ai piedi, che vede imputati 6 medici e 12 infermieri del reparto di psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania.

La parola è ai difensori degli infermieri imputati. Alle ore 12 l’avv. Francesco Bellucci, presidente dell’Ordine degli Avvocati, inizia la sua arringa con un durissimo attacco alla stampa e ai giornalisti. Parla di un “processo mediatico e politico parallelo” che a suo dire rischia di condizionare le decisioni del tribunale. Non è difficile capire che gli avvocati avrebbero volentieri imbavagliato la stampa, che non sta facendo altro che il proprio dovere, che è quello di informare l’opinione pubblica. Si scaglia anche contro il Comitato Verità e Giustizia per Mastrogiovanni e accusa un suo componente di aver espresso delle critiche sulla requisitoria del PM e un altro di aver fornito durante un’udienza e alla luce del sole dei “pizzini” ai difensori di Mastrogiovanni. Per l’avv. Bellucci i due infermieri che difende (Gaudio e Luongo) non sono colpevoli, in quanto non esiste nessun nesso di causalità tra la morte di Mastrogiovanni e la contenzione e il contenimento poi “non era particolarmente stretto, in quanto il paziente poteva muoversi”. Anche per l’avv. Bellucci il decesso è dovuto a “morte improvvisa, evento imprevisto e imprevedibile”. Dimenticando che esiste un video-verità afferma che è un “processo difficile per tutti” e, citando la sentenza per la morte ugualmente per contenzione di Giuseppe Casu, avvenuta in un ospedale di Cagliari, chiede il proscioglimento del suo assistito. Sempre per l’infermiere Gaudio prende la parola l’avv. Agostino Bellucci, (figlio dell’avv. Francesco) che sostiene che non avrebbe voluto essere in aula perché è morta una persona ed “è un fatto che ci addolora tutti”. Ma pur riconoscendo che il video che documenta le novanta interminabili ore di contenzione “grida vendetta” chiede di assolvere il proprio cliente.

L’avv. Tedesco dice di aver assistito per caso (si trovava anche lui in vacanza in un villaggio vicino a quello di Mastrogiovanni) alla cattura di Mastrogiovanni, che si presentava non curato nella persona, si scaglia con veemenza contro le associazioni che si sono costituite parte civile e lo hanno fatto solo per lucro e fa presente che il suo assistito, Minghetti, nella notte del suo turno ha fatto bere due volte Mastrogiovanni, è passato nella stanza sette volte terminando il proprio turno la mattina del 3 agosto e quando Mastrogiovanni è morto non era in servizio da un bel po’. Sostiene che la contenzione è uno strumento sanitario e che gli infermieri non potevano decidere se applicarla o meno, ma si sono attenuti alle disposizioni dei medici. Sulla stessa linea è anche l’avv. Giovine che difende l’infermiere Scarano, compagno di turno di Minghetti. Per l’avv. Giovine, Mastrogiovanni era un soggetto ammalato e anche per lui la contenzione è un atto medico. Sembra quasi che Mastrogiovanni sia voluto morire da solo e entrambi gli avvocati chiedono l’assoluzione per i loro clienti.

Infine utti gli avvocati hanno stigmatizzato la costituzione di parte civile dell’Asl.

All’udienza non era presente nessun medico, ma solo otto infermieri.

Le arringhe degli altri difensori continueranno il 24 ottobre alle ore 11,30. Il 29 ottobre sono previste le repliche e il 30 il Presidente del Tribunale, Dr.ssa Elisabetta Garzo, pronuncerà la sentenza.

(G. G.)

Il Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni

Vincenzo Serra, Giuseppe Tarallo, Giuseppe Galzerano

Per ulteriori informazioni, si può telefonare a

Vincenzo Serra, 0974.2662

Giuseppe Galzerano, 0974.62028

Giuseppe Tarallo, 0974.964030

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ALTRE NOTIZIE.

Il 22 ottobre il sen. Luigi Manconi, presidente dell’Associazione “A buon diritto”, è intervenuto nuovamente alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio su Rai 3 per parlare ancora una volta della vicenda e del dramma di Francesco Mastrogiovanni, crocefisso in un letto di contenzione.

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