La proposta della Fondazione Angelo Celli e del Centro promozione per la Salute di Arezzo è stata presentata ieri a Roma al convegno “Il diritto alla salute mentale”. Per i promotori dell’iniziativa è un modo per dare “maggiore efficacia e ampiezza di risultati operativi allalLegge 180, peraltro mai compiutamente e omogeneamente applicata in ogni area del Paese”

ROMA – “Definire i Livelli essenziali di assistenza per la salute mentale”. È quanto si chiede nella proposta presentata ieri mattina a Roma durante il convegno nazionale “Il diritto alla salute mentale” svoltosi presso Palazzo Valentini e organizzato dalla Fondazione Angelo Celli e dal Centro promozione per la Salute di Arezzo. Durante i lavori della mattinata, infatti, gli organizzatori hanno presentato una proposta per chiedere al governo di definire i Lea per la salute mentale, per dare, spiegano del testo della proposta, “maggiore efficacia e ampiezza di risultati operativi alla Legge 180, peraltro mai compiutamente e omogeneamente applicata in ogni area del Paese”.

“Sappiamo che questa nostra proposta cade in un momento particolarmente difficile – ha affermato Bruno Benigni, presidente del centro Franco Basaglia di Arezzo -. Nessuno di noi ha l’illusione che si possa tradurre automaticamente in una sorta di disegno di legge o di provvedimento amministrativo. L’importanza di questo documento è dovuta a una riflessione che abbiamo fatto insieme sullo stato del Paese e del dibattito sui problemi che dobbiamo affrontare per salvaguardare il punto di partenza fondamentale della legge 180 che è stato quello della chiusura dei manicomi, per evitare regressioni e sviluppare invece la sua applicazione. Speriamo che questo testo costituisca una sorta di base comune di diritti da mettere alla base dei movimenti che si devono esercitare per affermare la riforma”. Punto centrale del documento, secondo i promotori, è infatti la mancata applicazione “universale” della legge Basaglia su tutto il territorio nazionale. “Di fatto – si legge nella proposta – la legge n.180/1978 non è mai del tutto universalmente applicata e d’altronde le sue varie fasi di traduzione operativa hanno proceduto lentamente con forti resistenze conservatrici, e non si sono concluse in tutti i luoghi allo stesso modo”.

“Siamo consapevoli che la riforma va applicata – ha spiegato ancora Benigni -, perché partiamo dall’assunto che la legge 180 è irreversibile anche se sono molto forti e reiterati i tentativi della sua deformazione nel tempo. Ormai, il problema centrale dopo i manicomi, è quello di costruire la rete dei servizi per l’affermazione dei diritti delle persone che non solo hanno bisogno di essere curate, ma dei cittadini che hanno bisogno di preservare la salute”. La risposta a questo, spiegano gli organizzatori del convegno, potrebbe essere proprio la “definizione dei Livelli essenziali di assistenza per la salute mentale – si legge nel testo – che dia sostanza condivisa a tutti servizi nati dalla riforma psichiatrica. Provvedervi, anche in un periodo di crescenti difficoltà economiche, appare necessario per evitare l’illusione che una regressione nel sistema di cure sia oggi giustificata dall’idea che nulla di utile è stato fatto fino ad ora e che bisogna cambiare radicalmente strada. Questo documento si regge quindi sull’assunto che la legge non va cambiata ma va resa pienamente operativa, con una normativa che definisca i doveri dei servizi oltre che i diritti dei cittadini”.

Il testo, di una decina di pagine, tratta dell’assistenza sociosanitaria delle persone adulte con disturbi mentali e disturbi neuropsichici, dell’assistenza semiresidenziale e residenziale e dei percorsi individuali, Ma tiene anche conto “delle lacune registrate nella rete dei servizi e raccoglie, in aggiunta, elaborazioni e sollecitazioni provenienti dalle buone pratiche prodotte in Italia nel trentennio trascorso”. L’obiettivo, ha concluso Benigni, è quello di “costituire una sorta di carta comune su cui erigere le diverse iniziative per raggiungere lo scopo fondamentale che è l’applicazione della 180 ma anche la costituzione di uno stato sociale dei diritti in cui c’è appunto la salute dei cittadini”. (Giovanni Augello)

(da SuperAbile.it 26 gennaio 2011)

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