Venerdì 20 novembre alle 17 alla Casa delle Associazioni di via Cimabue a Brescia si tiene la presentazione del rapporto regionale “Il sistema di salute mentale in regione Lombardia”. Una presentazione, spiegano gli organizzatori del comitato “Parco Basaglia”, che avviene parecchio in ritardo rispetto alla pubblicazione del rapporto (2008) e ancora più in ritardo rispetto alla fascia di anni considerata nell’analisi: dal 1999 al 2005.

“Ci aspettavamo una presentazione da parte della Regione, e invece il rapporto è passato in sordina, chiuso nel cassetto. Per questo abbiamo organizzato un dibattito aperto al pubblico per valutare insieme i dati soprattutto in rapporto alla situazione bresciana”, ha spiegato Massimo Fada, del Forum salute mentale e del comitato “Parco Basaglia”.

I relatori della serata, fra i quali anche Antonio Lora, psichiatra e curatore del rapporto, si confronteranno in particolare sulla situazione bresciana, sul presente dei nostri servizi psichiatrici e soprattutto sul loro futuro. Fada, riprendendo alcuni dati presenti nel rapporto, ha sottolineato come nel ’99 una persona su novanta si rivolgeva ai servizi psichiatrici territoriali. Nel 2005 siamo passati a una persona su settanta. “Per questo motivo i Centri psico-sociali (Cps) oggi sono a un bivio: o diventano una versione aggiornata degli ambulatori, o si rilanciano verso nuovi percorsi di cura”.

Oggi la polemica più grande con i Cps bresciani, da parte delle associazioni che si occupano del disagio mentale, riguarda l’orario di apertura. I Cps, che sono il primo terminale di riferimento per chi soffre di disagio mentale, nel fine settimana sono chiusi. Quindi chi avesse bisogno di rivolgersi a loro, dalle 17 del venerdì deve attendere il lunedì mattina. Un po’ come chiudere il pronto soccorso nel fine settimana perché non c’è personale.

“Il Cps di Iseo, invece, poiché ha saputo sfruttare al meglio i fondi provenienti dalla Regione, ha un’apertura giornaliera di dodici ore, compreso il fine settimana”, ha raccontato Carlo Colosini, presidente dell’Alleanza per la salute mentale di Brescia. “Dobbiamo ragionare con la centralità del bisogno, non con quella della fatturazione. A Brescia ci sono molti punti oscuri per quanto riguarda la psichiatria. Non è vero che non si è fatto nulla, ma sicuramente c’è ancora tanto da fare. La gestione dei Cps ne è un esempio”.

L’altro tasto dolente della psichiatria bresciana è l’integrazione lavorativa dei malati mentali. Fino a oggi se ne occupa il Nil (Nucleo di integrazione lavorativa) come struttura centralizzata, gestito dall’Asl su delega dei comuni. Ma al termine del 2009 l’Asl restituirà le deleghe a ogni singolo comune che così dovrà farsene carico. “Noi non sappiamo cosa succederà a Brescia a partire dal 1 gennaio, e questo è gravissimo, poiché l’integrazione lavorativa è uno dei passi fondamentali per una persona con disagi psichici”, ha denunciato Colosini.

E come se non bastasse, le associazioni hanno segnalato una grave sofferenza per la comunità protetta di via Bissolati. Lo stabile ha urgente bisogno di una ristrutturazione, così i proprietari (Congrega) hanno ideato un progetto e l’hanno presentato all’azienda ospedaliera del Civile, poiché è l’ospedale la struttura di riferimento e che paga l’affitto dell’immobile.

I proprietari hanno proposto di farsi carico della ristrutturazione a patto di una revisione dell’affitto. “Dopo un anno dalla presentazione del progetto non se ne sa ancora nulla. Tutto è fermo e dal Civile non è ancora arrivata nessuna risposta”, ha denunciato Fada. Gli operatori hanno ricordato che, così com’è ora, la struttura non è accreditabile perché non è a norma.

Anche la situazione del primo Cps di via Malta è una spina nel fianco per chi si occupa di disagio mentale. “La struttura è stata sfrattata dalla sede attuale circa quattro anni fa. In tutti questi anni il Civile non ha fatto nulla per trovare un’altra struttura adeguata che potesse ospitarlo, dato che comunque oggi si trova in un appartamento al secondo piano del tutto inadatto ad accogliere il servizio”, ha aggiunto Fada. La soluzione, invece, “è stata quella di prolungare per altri sei anni l’affitto in via Malta a quasi il doppio del canone che veniva pagato prima”.

Tutte queste situazioni verranno discusse venerdì insieme con il pubblico che vorrà intervenire al dibattito.

(s.s.)

Tratto da: http://www.quibrescia.it 18/11/2009

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