Impazzire si può, alla sua quinta edizione triestina, affronta per la seconda volta il tema degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Istituti inaccettabili per natura, per il mandato e l’incongrua legislazione che li sostiene, per organizzazione e gestione.
Luoghi che sanciscono percorsi “speciali” per la persona con problemi di salute mentale che ha commesso reato, confermando uno “statuto speciale” per la persona con esperienza – statuto negato dalla Legge 180.
Luoghi dove il soggetto, negato anche nella responsabilità del suo gesto-reato, viene ridotto a malattia e a pericolosità sociale. E la malattia diventa colpa e punizione.Venerdì 26 settembre, nella terza Agorà, Impazzire si Può (vedi programma e altri approfondimenti) incontrerà ed interrogherà i rappresentanti nazionali di StopOpg.
StopOpg, cartello di 40 associazioni, promosso dalla Cgil e dal Forum salute mentale nel 2011, ha accompagnato con un ruolo attento e critico il lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale nella parte riferita agli Opg. Ma tanto più il percorso legislativo da questa avviato con la promulgazione della Legge 9 del 2012, che all’art. 3 ter “definitivo superamento degli Opg”, stabiliva al 1 aprile 2013 la chiusura degli Opg e la costituzione di strutture residenziali sanitarie regionali, le Rems, residenze per l’esecuzione della misura sicurezza detentiva.
Intenso il dibattito sulle Rems. Queste rappresentano il superamento dell’Opg o solo la “moltiplicazione” a livello regionale di strutture residenziali, con differenti gradiente di sicurezza fino alla vigilanza perimetrale da parte delle polizia, dedicate a persone in misura di sicurezza detentiva, quindi “miniopg”?
Gli Opg, istituti definiti dal Presidente Napolitano “indegni di un paese appena civile”, vengono solo sostituiti da istituti non fatiscenti, non degradati, ma fondati sulle stesse logiche culturali e scientifiche?
Riteniamo centrale “come” si chiuderanno gli Opg, non solo quando, perché le modalità di chiusura degli Opg possono in maniera significativa incidere sul processo culturale, di politiche sanitarie, di acquisizione di diritti avviato dalla Legge 180.
Il dibattito, portato avanti in questi anni da Stopopg, ha coinvolto la politica, la magistratura, i servizi, le società scientifiche, i mass media, i soggetti ottenendo di spostare il focus, e le risorse economiche, sempre più nei testi legislativi successivi alla Legge 9, dalle strutture ai progetti terapeutici individuali per la dimissione degli attuali internati negli Opg, sulle modifiche del codice Rocco, sulle sentenze della Corte costituzionale 253/2003 e 367/2004, sulle misure di sicurezza alternative all’internamento, sull’assenza di base scientifica al concetto di pericolosità sociale, sui tempi della misura di sicurezza detentiva per contrastare gli “ergastoli bianchi” determinati da proroghe senza fine, qualificazione culturale e del modello organizzativo e delle prassi operative dei Dipartimenti di salute mentale.
A novembre del 2013 Marco Cavallo, nel lungo viaggio attraverso tutta la penisola che ha toccato gli Opg, ha detto “No agli Opg e Sì ai Centri di salute mentale sulle 24 ore”. Ha detto No all’internamento per affermare la necessità di una presa in carico della persona nella comunità, nel suo ambiente di vita, in un progetto individuale, singolare e specifico, che riconosca all’altro diritti, ma anche responsabilità.
La Legge 81 del maggio 2014 che ha prorogato per la terza volta la data di chiusura dei sei Opg al 1 aprile 2015, assumendo gli emendamenti della Commissione sanità del Senato, ha posto vincoli e apportato modifiche significative alla Legge 9, pur non sciogliendo, e non poteva farlo, i nodi giuridici che sostengono e mantengono la misura di sicurezza detentiva nell’Opg.
Questi le principali innovazioni della Legge 81/14:
- Le Regioni possono rivedere il numero dei posti previsti nelle Rems utilizzando le risorse invece per la “realizzazione e qualificazione” dei servizi del Dipartimento di salute mentale
- Le Regioni devono trasmettere, entro 45 dalla emanazione della Legge, al Governo e alla Magistratura, i programmi di dimissione degli attuali internati in Opg motivando le ragioni che possono sostenere l’ “eccezionalità e la transitorietà del prosieguo del ricovero” in Opg
- Il giudice, anche di sorveglianza, deve adottare di norma misure di sicurezza alternative alla detenzione, tranne nei casi in cui “sono acquisiti elementi dai quali risulta che ogni misura diversa non è idonea ad assicurare cure adeguate e a fare fronte alla sua pericolosità sociale”
- La pericolosità sociale non può essere connessa con la precarietà delle condizioni economico sociali dell’individuo o con la mancanza di un progetto terapeutico individuale da parte dei servizi sanitari. Quindi queste condizioni non possono più essere invocate, come succedeva in passato, per la proroga dell’internamento.
- La durata massima della misura di sicurezza non può essere superiore a quella della pena per il corrispondente reato.
Ma a 7 mesi dalla data di chiusura degli Opg dove siamo? Cosa è stato attuato a livello del Governo e delle Regioni di quanto predisposto dalla Legge 81/14? Le Regioni hanno rivisto e rimodulato il numero delle Rems? Come si sta muovendo la magistratura ordinaria e la magistratura di sorveglianza per l’applicazione della legge, in particolare in riferimento alla dimissioni degli internati per decorrenza dei termini della misura di sicurezza? Come i dipartimenti di salute mentale si stanno attrezzando e qualificando per farsi carico delle persone dimesse dagli Opg, per favorire le loro dimissioni, per contrastare l’invio di altri soggetti in Opg? I programmi terapeutico riabilitativi individuali sulle persone internate, presentati dalle regioni e predisposti dai dipartimenti di salute mentale, hanno sancito e documentato l’eccezionalità e transitorietà dell’eventuale proseguo dell’internamento? Come è garantita la tutela della salute mentale nelle carceri?
Queste ed altre questioni quelle di cui discuteremo alla terza Agorà insieme a testimonianze di internamento e di percorsi di ripresa.
Hanno già aderito ed assicurato la presenza:
Stefano Cecconi, Cgil nazionale
Patrizio Gonnella, presidente Antigone
On. Davide Mattiello, relatore Commissione giustizia alla camera per la legge 81