Roma, 19 novembre 2009

È imminente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di “Istituzione del Ministero della Salute”, approvata in via definitiva alla Camera lo scorso 11 novembre.

L’esperienza di questi mesi, che ha visto “unificate” in un solo “maxi Ministero” le principali deleghe sulle politiche di welfare (lavoro, previdenza, salute, assistenza sociale), seguendo un’ipotesi di “integrazione” in linea teorica anche condivisibile, è stata decisamente negativa. Soprattutto per la “parzialità” con la quale il Ministro Sacconi ha seguito le Politiche della Salute, trattate quasi esclusivamente sulle questioni “etiche” e della spesa sanitaria e alla fine quasi delegate al Ministero dell’Economia.

Ora il Ministero della Salute “torna”, ma la situazione rischia di non cambiare, visto il “ruolo pesante” in materia di politiche sanitarie che assume il Ministero dell’Economia e delle Finanze con la nuova legge. Suscita forti perplessità anche come la nuova legge tratta il delicato rapporto con le Regioni.

Eppure, l’esperienza di questi mesi, in particolare la travagliata vicenda del nuovo Patto per la Salute, ha già dimostrato che affidare le politiche della Salute e la Sanità alle cure dei “ragionieri” del Ministero dell’Economia (per quanto eccellenti professionisti) non è una buona soluzione. Perché il risanamento dei Servizi Sanitari regionali non si ottiene con tagli indiscriminati ma con profonde e coraggiose riorganizzazioni, in grado di assicurare un’assistenza appropriata e di qualità ai cittadini e, proprio per questo, ci vuole un’equilibrata “concertazione” tra Regioni e Stato e un confronto con il sindacato e le forze sociali.

Stefano Cecconi

Responsabile Politiche della Salute CGIL nazionale

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