violenza-sulle-donnejpgIl mio nome è Eva ed il mio proposito, o meglio, la mia necessità è quella di denunciare pubblicamente uno scempio fattomi anni fa.

Ero uscita dal mio stato di coma farmacologico e, non appena risvegliata, di slancio mi sono alzata dal letto staccando dalle mie braccia le flebo che non mi servivano più a nulla, visto il mio stato di tranquillità e voglia di vivere… e mi misi a correre a piedi scalzi godendo del contato con la terra scaldata dal sole. Avevo sete di libertà e sono andata verso l’uscita dove trovai il mio ragazzo e mia madre e, prima che potessi salutarli, mi acchiapparono in quattro, proprio ben quattro infermieri più un poliziotto e mi legarono con la forza al letto.

Proibirono a mia madre ed al mio ragazzo di entrare, mi lasciarono con le cinghie di cuoio ai polsi e alle caviglie che mi facevano male, urlavo, chiamavo mia madre e imploravo tutti affinché mi ridessero la libertà anzichè i soprusi. Per ben tre giorni e tre notti non mi diedero nè cibo, nè acqua. Se non fosse stato per l’empatia e l’umanità dimostratami dagli altri pazienti, che mi davano acqua e succhi di frutta mi sarei disidratata tantissimo. Dopo questo supplizio presso questo Ospedale di Palermo, so cosa è l’abuso di potere perpetrato da medici ed infermieri.

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