APPELLO A CALDORO, STOP A COMMISSARIAMENTO ASL NA1 DOCUMENTO CGIL E ASSOCIAZIONI, ‘TAGLI AGGRAVANO SITUAZIONE’ (ANSA) – NAPOLI, 2 MAR – Interrompere senza ulteriori esitazioni per l’ASL Napoli 1 centro il regime di commissariamento; la nomina urgente di un direttore generale e delle direzioni sanitaria e amministrativa; la sospensione di tutti gli atti di riorganizzazione strategica dell’azienda, di chiusura dei presidi ospedalieri prima dell’apertura dell’Ospedale del Mare e di riduzione dei servizi territoriali. Sono le richieste inoltrate al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro da sindacati e associazioni: CGIL Funzione Pubblica Campania e Napoli, Coop. Leandra, Associazione Unitaria Psicologi Italiani Asl Na1 Centro, Fondazione Affido Federconsumatori Napoli e Campania, Associazione Campo Libero, Associazione Sergio Piro, UDI Portici, Associazione Il Pioppo, Coop. Etica, Associazione Culturale Pediatri Campania, che si dicono ”preoccupati, esasperati per lo scenario di progressivo abbandono assistenziale che si prefigura”. ”La Sanità in Campania – si legge nella nota – soffre di mali che vengono da lontano, conseguenza di scelte programmatiche irrazionali che hanno determinato uno sforamento della spesa ed un peggioramento dell’assistenza. Nella ASL Napoli 1 Centro, tuttavia, la Regione ha finito per aggravare ulteriormente questi problemi con un regime commissariale che: ha puntato esclusivamente a una indiscriminata riduzione della spesa , non ha fatto alcun investimento sulla rete integrata dei Servizi ospedalieri e dei Distretti sanitari, non ha potenziato i servizi territoriali e le cure domiciliari ma al contrario ha rischiato di sospendere l’assistenza domiciliare ospedaliera per gli ammalati di SLA e sta per sospendere l’assistenza domiciliare integrata per 2000 ammalati, ha tagliato posti letto ospedalieri e pronto soccorsi senza realizzare prima il potenziamento della rete territoriale dei servizi, ha interrotto la continuità assistenziale notturna dei servizi di salute mentale”. ”Tutto ciò – affermano le associazioni – sta determinando uno stato di abbandono e gravi disagi ai cittadini, ingolfando i presidi ospedalieri già allo stremo così come ci raccontano le cronache cittadine (vedi pronto soccorso del Cardarelli, del Presidio Ospedaliero Loreto Mare?). Razionalizzare la spesa significa eliminare gli sprechi e privilegi che hanno determinato il dissesto economico, ma assicurare nel contempo ai cittadini i Livelli essenziali di assistenza e cioè garantire i diritti alla salute”. ”In ogni caso nonostante questa situazione disastrosa l’ASL Napoli1 Centro ha preservato un patrimonio di esperienze qualitative di servizi solo grazie alle grosse motivazioni dei suoi operatori: dall’Assistenza Domiciliare Integrata, ai Consultori, ai Servizi di Salute Mentale, alle Uniità Operative di Psicologia Clinica, ai Servizi per le Tossicodipendenze, alle Unità Operative Disabili e Anziani, agli ambulatori dedicati per gli Immigrati. Ma tutto ciò non basta. Dopo due anni e mezzo nei quali si sono avvicendati quattro diversi commissari, l’attuale gestione commissariale della ASL Napoli 1 centro si caratterizza attraverso atteggiamenti funzionali a un contesto militare, ignorando spesso anche la normativa del settore, che non si adattano ad un’ASL dove le autonomie professionali, la partecipazione e il confronto sono alla base di un’organizzazione che deve prendersi cura della salute dei cittadini. Tutto ciò sta producendo singoli e ripetuti provvedimenti (dipartimenti elefantiaci , chiusura improvvida di presidi ospedalieri, limitazione dell’orario di apertura di singoli servizi, chiusura di consultori, etc?) che stanno culminando nella prefigurazione di un piano aziendale che assesterà il colpo finale alla rete dei servizi territoriali, ingolfando quelli ospedalieri con ricoveri impropri e conseguente aumento della spesa sanitaria. Ormai lo spettacolo desolante che tutti abbiamo di fronte è quello delle barelle posteggiate in corsia, delle strutture fatiscenti, degli operatori sempre più abbandonati e demotivati, dei cittadini (soprattutto i più deboli, disabili in primis) sperduti in territori con servizi resi inadeguati a rispondere ai loro bisogni”.

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