Il prossimo anno, a cento anni dalla nascita, si parlerà molto di Franco
Basaglia e paradossalmente sarà difficile proporre di quella storia
interrogativi, azioni, rotture, conflitti che sembrano ormai lontani e
sconosciuti.  La smemoratezza domina le nostre giornate, quanto è
accaduto ieri già finiamo per non ricordarlo oggi. E, a proposito di
Basaglia, è la superficialità, la banalizzazione della sua presenza e del
suo lavoro. Tutto soffocato da luoghi comuni: il pensiero basagliano
ha perduto la sua egemonia… non vale la pena parlarne… ora la
psichiatria è un’altra cosa, i tempi sono cambiati, diranno… Mentre si
usano parole belle (e vuote) per dire della fine dei manicomni,
dell’unicità della legge del nostro paese.
Eppure, è stato un lavoro che ha cambiato nel corso del secolo scorso
il nostro modo di guardare l’altro e, a pensarci bene, non possiamo più
tornare indietro, non possiamo più fare a meno di questo sguardo. Lo
sguardo che ci costringe a incontrare l'altro, che ha creato un
orizzonte di senso, e parole, e azioni che hanno sostenuto la
rivoluzione. Una “rivoluzione delle coscienze”, teneva a precisare
Basaglia ogni volta che qualcuno parlava della sua rivoluzione. Messa
tra parentesi la malattia proprio attraverso la critica spietata al
manicomio come luogo di esclusione, di negazione dell’altro, la
malattia si è rivelata per quel che era: occultamento dell’uomo e della
sua sofferenza, occultamento dell’uomo e della sua dimensione
storica, occultamento dell’uomo e del suo essere un soggetto impedito
al contratto sociale.
Con gli amici del Caffè della piazza del Forum vogliamo tentare di
sfidare la corrente, mentre da più parti sembra ritornare prepotente il
desiderio di semplificazioni, divisioni, separazioni… mentre sentiamo
la potenza dei luoghi comuni che soffocano ogni conoscenza critica. E
cercheremo di proporre testi che furono riferimento chiaro e rigoroso
per quanti dovevano orientarsi su rotte sconosciute. Testi che forse
allora erano fuori tempo, anticipavano. Oggi continuano a dirci di
futuro.
Una conferenza di Franco Rotelli, tenuta al circolo Che Guevara di
Trieste nel 1983, a soli due anni dalla morte di Basaglia, affronta con

rigore scientifico poderoso, e con la consapevolezza della scelta di
campo, l’urgenza che sente: rendere comprensibile l’enormità dei
cambiamenti che a Trieste si vanno realizzando, certo non la chiusura
del manicomio. Non solo.
In attesa dell’anno del centenario ve ne proponiamo il testo. “L’uomo e
la cosa”. Chiede venti minuti di pazienza per una lettura attenta. E, vi
assicuriamo, ne vale la pena.