Catanzaro, 22 gen. (Ansa) – Si e’ aperto con la requisitoria del sostituto procuratore generale di Catanzaro Eugenio Facciolla il giudizio d’appello per i sette imputati coinvolti nell’operazione nome in codice “Elettroshock”, che avrebbe consentito di far luce su atroci violenze sessuali e non solo, consumate fra le mura del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Lamezia Terme ai danni di diverse donne ricoverate. Il magistrato ha chiesto al collegio di confermare quasi del tutto la sentenza di primo grado, emessa il 23 febbraio scorso dal giudice dell’udienza preliminare di Lamezia Barbara Borelli al termine dei giudizi abbreviati, e piu’ precisamente sei delle sette condanne inflitte. Tutte, cioe’, tranne quella a carico di Mirella Trunzo (gia’ condannata a quattro mesi), per la quale il pg ha riconosciuto l’esistenza di una causa di non punibilita’. Dopo le lunghe arringhe dei legali delle parti civili (solo alcune vittime degli abusi si sono costituite, con gli avvocati Leopoldo Marchese, Bernardo Marasco, Francesco Pagliuso, Gianfranco Barbieri), e dei difensori degli imputati (fra gli avvocati impegnati Francesco Gambardella, Giuseppe Spinelli, Francesco Fodaro, Fabrizio Falvo, Antonio Larussa), nel pomeriggio il processo e’ stato rinviato al 5 febbraio per eventuali repliche e la sentenza. Le altre condanne inflitte termine del rito abbreviato dal gup sono state: otto anni di reclusione a Domenico Casalinuovo, 55 anni, e sei anni a Giuseppe Francesco Maria Masi, 46 anni, rispettivamente infermiere e medico in servizio nel reparto “incriminato”, accusati di violenze e abusi gravissimi, e quattro anni a Maria Massimo chiamata, nella sua qualita’ di primario di Psichiatria, a rispondere della violazione dell’obbligo di impedire gli eventi nonostante, secondo l’accusa, avesse anche ricevuto precise denunce in tal senso.  Il gup, come pene accessorie, ha inflitto a tutti e tre gli imputati l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente la tutela e la curatela. Ai primi due, inoltre, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, che per la Massimo e’ stata limitata a cinque anni. Da ultimo, i tre imputati sono stati condannati a risarcire il danno alle parti civili cui, in attesa della liquidazione in sede civile, e’ stata riconosciuta una provvisionale di 5.000 euro ciascuna. Rispondono invece di reati minori, quali il favoreggiamento o le minacce, gli altri infermieri imputati: Antonio Torcasio, condannato a due anni e quattro mesi; Pasquale De Vito, che ha avuto 8 mesi; Vincenzo Roperto, cui e’ stato inflitto un anno (agli ultimi due sono stati concessi i benefici della sospensione condizionale della pena e non menzione nel casellario giudiziale). Nove in tutto gli imputati coinvolti nell’inchiesta (per due di loro si sta celebrando il dibattimento), partita alla fine del 2006, a seguito di un’informativa cui diede input la stessa direzione sanitaria dell’ospedale, e condotta dai poliziotti del Commissariato di Lamezia Terme con la direzione del sostituto procuratore della Repubblica Alessandra Ruberto. Gli inquirenti misero assieme diversi elementi probatori, comprese le dichiarazioni accusatorie rese dalle persone offese, la cui attendibilita’ venne accertata con un’apposita consulenza psichiatrica, ma anche acquisizione di tabulati, intercettazioni ambientali, documenti relativi agli orari di servizio degli indagati, e dichiarazioni incrociate di persone informate sui fatti. Elementi tali da chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari, Chiara Ermini, un’ordinanza di custodia cautelare che, il 13 agosto del 2007, porto’ in carcere Casalinuovo, e agli arresti domiciliari Masi ed un altro infermiere, Pino Franco. Gravissime le imputazioni complessivamente contestate, che vanno dalla violenza sessuale pluriaggravata, alla somministrazione alle vittime (quattro delle quali di eta’ compresa tra i 20 e i 30 anni) di sostanze psicotrope non prescritte, alla violenza psicologica, minacce e favoreggiamento. Un quadro accusatorio che descrive un reparto degli orrori in cui le pazienti sarebbero state sedate per evitare ribellioni e poi violentate, per un lasso di tempo, partito dal 2004, caratterizzato dalla serialita’ degli abusi ai danni della medesima vittima, e dei comportamenti con vittime diverse. (AGI) Cli 221927 GEN 10 NNNN

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