cambiareL’intervento del Presidente Guerra alla conferenza regionale

Il Presidente di Anci Lombardia Mauro Guerra è intervenuto, venerdì 2 ottobre, alla conferenza regionale sulla salute mentale dal titolo È il tempo di cambiare, promossa dal Garante delle persone private di libertà personale del Comune di Milano, in collaborazione con Campagna Salute Mentale, URASAM Lombardia, Rete utenti Lombardia, Club nazionale SPDC no restraint, CGIL Lombardia e con il sostegno della Conferenza Nazionale Salute Mentale, che si è tenuta presso la sala conferenze di Palazzo Reale a Milano. Di seguito una sintesi del suo intervento.

«Oggi il mondo non è più quello di prima della pandemia e anche quando saremo fuori, per disponibilità di vaccini e di strumenti di contrasto e cura adeguati, il mondo non sarà più quello che abbiamo conosciuto prima.

È evidente purtroppo che dentro la crisi il prezzo più alto lo pagano le fasce più deboli. Nella fase acuta, le misure di isolamento e distanziamento sociale sulle persone con disagio psichico e sulle loro famiglie hanno avuto un grande impatto, per le condizioni di isolamento, di rottura di sistemi di reti di relazione, per la riduzione o addirittura la sospensione di molti servizi. In alcune realtà e in alcune condizioni è stato possibile riconvertire in rapporto a distanza alcune di queste attività, ma si è trattato di una limitatissima e povera possibilità di risposta complessiva.

È evidente che ha vissuto una condizione di maggiore difficoltà nell’isolamento chi già soffriva di un disagio psichico: particolarmente significativo da questo punto di vista l’aumento del numero dei trattamenti sanitari obbligatori nel marzo 2020.

I comuni sono stati in prima linea dentro questa questo passaggio, nel fare rete con il territorio per far fronte alle esigenze dei cittadini. In molti comuni si è adeguata rapidamente e con flessibilità la gestione di servizi e interventi in campo sociale sociosanitario, ripensando, riorganizzando, sperimentando in modo flessibile il proprio modo di approcciare le persone. In alcuni casi innovando e coinvolgendo molto più attivamente che in passato le risorse e le energie delle comunità locali.

Di questo c’è traccia anche in una pubblicazione Il servizio sociale al tempo del coronavirus: pratiche in corso nei comuni italiani, curata dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, insieme ad ANCI, che ha selezionato un paio di centinaia di esperienze a livello nazionale e più di 40 esperienze lombarde. Un patrimonio al quale guardare e sul quale riflettere e trovare spunti utili per definire nuove modalità di lavoro sociale o in modo di programmare le politiche sociali anche in vista della prossima programmazione di zona del 2021 2023.

L’emergenza covid è stata anche una terribile occasione per sperimentare servizi innovativi, che possono continuare ad essere riproposti anche in futuro e dalla quale abbiamo imparato alcune cose credo molto importanti.

Abbiamo imparato che è indispensabile lavorare al potenziamento e alla riorganizzazione della medicina, della sanità territoriale e ad una vera integrazione socio-sanitaria. Abbiamo imparato che occorre che i comuni abbiano un ruolo maggiore, più ascoltato, nella fase di programmazione, di organizzazione e gestione dei servizi e dell’integrazione tra servizi sanitari e servizi sociali e abbiamo bisogno che questa integrazione faccia rapidamente passi avanti. Abbiamo imparato che il modo della partecipazione e delle relazioni con il terzo settore, il mondo del volontariato, le organizzazioni, formali o meno, dei cittadini e delle famiglie, deve essere ripensato, per metterne a frutto la ricchezza ed il valore.

Dobbiamo ripensare servizi che non tendono alla istituzionalizzazione del disagio, ma lavorano per costruire, facendo leva su quello che lo stesso cittadino, la stessa persona sofferente può dare e può mettere in campo attraverso sistemi di prossimità e capacità di costruire reti tra il pubblico, i comuni, il privato, il privato sociale, il volontariato, le famiglie, i cittadini.

I Comuni vogliono giocare questo ruolo, ad esempio, entrando nel percorso di revisione della legge 23, nella definizione dei piani di potenziamento della sanità territoriale.

Per quello che riguarda in particolare il tema della salute mentale come Anci nazionale, con la conferenza nazionale per la salute mentale vi è stato un incontro, si è aperto un confronto.

Do subito la disponibilità ad aprire anche a livello regionale questo confronto.

Il Primo tavolo di lavoro del quale si è ragionato è quello della costruzione di risposte tendenti a deistituzionalizzare i percorsi terapeutici e riabilitativi, attraverso forme di coprogettazione con la partecipazione delle persone direttamente interessate, con sostegno della cooperazione sociale più avanzata. Il secondo percorso di lavoro proposto è quello di come assicurare che il trattamento sanitario obbligatorio sia rispettoso dei diritti, della vita delle persone, sia del tutto residuale e gestito in un sistema che costruisca condizioni ampie di prevenzione e di intervento diverso. Un terzo filone di lavoro proposto è quello chiamato simbolicamente città libere dalla contenzione.

Nel paese esistono esperienze di buone pratiche per il superamento della contenzione Nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura, nelle strutture residenziali per anziani, esperienze che dimostrano che su questo si può lavorare con profitto. Su tutto questo ANCI Lombardia, i comuni e gli amministratori lombardi sono pronti a lavorare».

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