di Chiara Sbardella

La mia prima voce: uscivo dal lavoro,lavoravo in comune arrivai all’angolo della strada e sentii la voce della mia responsabile che diceva brava hai lavorato bene oggi.

Non ci feci caso

Li’ fu l’inizio della caduta, pensai di aver inventato la telepatia

Camminavo per le strade e pensavo ecco sono arrivata in questa zona,ero a Milano, e porto la telepatia

A poco a poco ebbi l’illusione di coprire tutta Milano

Cosi’ cominciai a pensare che non si poteva pensare altrimenti tutti sentivano

Il passo successivo vedevo un poliziotto la’ in alto che teneva in mano tanti fili ed ogni filo corrispondeva ad una persona , li chiamavo i piovrini

Cosi’ non si poteva neanche più andare dove si voleva.

Poi le voci cominciarono a minacciarmi : uccidiamo tua madre tuo padre ecc.ecc.

MI SENTIVO SEGUITA E CONTROLLATA

Cominciai coi ricoveri: due

Comunità: due

A Monza siccome non dormivo la notte il giorno mi toglievano il materasso e mi lasciavano sulle doghe di legno

A villa turro era un inferno mi facevano molto male le gambe, non riuscivo a camminare eppure ero rilassatissima, non riuscivo a camminare da sola arrivata in comunità dalla sera alla mattina non mi fecero più male le gambe.

In comunita’ sono scappata circa quattro volte.

Non ho mai pensato voglio guarire, non mi sentivo malata, ma segregata

Segregata dalla società, dalle voci, e dalle comunità

Ad un certo punto,il tempo fa, mi attivai e cominciai a leggere a scrivere a lavorare sul computer ad essere impegnata, poi feci un corso di teatro del progetto horizon

Poi incontrai Andrea, lì scattò definitivamente la molla

ERO INNAMORATISSIMA

E cominciai a darmi sempre più da fare cercando di uscire dalla Comunità e di stare

Con Andrea

Dicevo anche in un cesso ma NOI DUE

Ecco ora sono passati dieci anni sento ancora qualche voce, sono sposata, ho una casa,faccio del volontariato e……………….

Domani si vedrà

1 Comment

  1. Leda Cossu

    Pochi ne parlano, ma le voci sono un vissuto diffuso. Anche nell’infanzia. Parlarne scioglie nodi, infila le voci nelle esperienze di vita, utilizzate come tutte le esperienze per fare altro, anche il dolore è così.. riciclabile. Avere uno spazio aperto per scambiare queste esperienze di vita le rende fruibili, più facilmente commestibili.
    Ieri ho fatto un bell’incontro, un paese vicino al mio, belle persone, sentivano le voci… ma loro erano persone, non solo voci. Voci nate da una religiosità in cui “il peccato” la fa da padrone. Mi han fatto ricordare gli anni del catechismo, l’immagine di un Dio punitivo, di un Inferno con demoni pronti a rubarti l’anima. L’immagine che ne avevo è che fosse molto facile perdere l’anima, bastava solo dire si.. che dovevo fare? Era diventato un incubo, bastava disobbedire, non dire le preghiere e mi trovavo a dire il mio no interiore, ultimo confine di una resistenza interiore per non perdere l’anima. Per fortuna c’era il gioco di cortile (allora la TV l’avevano solo i ricchi.La maestra fascista non mi aiutò a diminuire il senso di colpa, le classi erano separate in ricchi e poveri, maschi e femmine e dato che quella dei poveri aveva già 43 bambine.. capitai in classe con la maestra che rincorreva mio nonno per dargli l’olio di ricino.. già una colpa era essere povera ed avere il nonno comunista, poi non consegnare il compito per prima, non avere il pennino di ricambio, avere un cognome sardo… ero un’infedele come Maometto e ogni tanto mi chiamava proprio così. Ma io sentivo che se c’era una differenza con le mie compagne (dei soldi non mi importava nulla) era a mio vantaggio, nella mia nascita in un luogo lontano c’erano esperienze che a loro mancavano, mi sentivo ricca di questo.
    La paura di perdere l’anima sfumò nella preadolescenza, nella lettura di molti classici per l’infanzia.Mi hanno salvato un po’ di discoli come Tom Sawyer, Huckleberry Finn, Piccole Donne, Geronimo l’indiano.. Un’anziana signora aveva una meravigliosa soffitta, un figlio lontano e bauli pieni di libri con le avventure dei Vichinghi che lei mi regalava ogni volta che l’andavo a trovare. All’Avviamento (si chiamava così la scuola media dei poveri) un’insegnante mi faceva sostare ore in biblioteca fuori orario a sistemare i libri e mi dava il privilegio di mettermi da parte le primizie. La religiosità di mamma mi aiutò, parlava di Provvidenza più che di Dio. La Provvidenza era materna, fertile, la immaginavo una bella signora sempre col pancione e l’abito lungo. La Provvidenza governa il suo territorio, ed anch’io facevo così, non era una questione di soldi o maestre, ma di quante cose belle e buone riuscivo a mettere nella mia musina (salvadanaio) interiore per ricordarmelo nei tempi difficili. Ancora oggi faccio così, nel mio Territorio interiore governo i miei sudditi, cerco di non dare a nessuno la pena di morte, mantengo alcune distanze, ladri, ignoranti, stupidi e carogne non si possono cancellare.. sono pur sempre anche loro miei ospiti, di cui mi sento responsabile, li lascio transitare cercando che facciano meno danni possibili, mescolati a belle persone e ad altro: bellezza, coraggio, libertà..esperienze positive per nutrire la mia anima.

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