regionelazioIl 2020 sarà per la Regione Lazio l’anno della salute mentale.

Dobbiamo passare ad un sistema che punti al potenziamento della rete dei servizi territoriali e quindi anche alle tematiche legate alla salute mentale.

Questa è la sfida che si ha davanti e che è stata inserita nei nuovi programmi operativi. Si sta facendo uno sforzo importante che passa per il potenziamento della Rete delle REMS, dove a breve si avranno ulteriori 20 posti letto.

Si sta migliorando e implementando la rete degli SPDC (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) con particolare riferimento alle crescenti patologie nell’età evolutiva ed adolescenziale e potenziando gli organici.

Lo ha annunciato l’assessore alla Sanità e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato, che questa mattina, accompagnato dal Rettore dell’Università di Tor Vergata, professor Orazio Schillaci, dal professor Alberto Siracusano e dalla professoressa Cinzia Niolu (Presidente regionale SIP), ha effettuato una visita presso l’SPDC di Tor Vergata.

[di Salute Lazio, fonte Facebook]

Di Franco Rotelli

La dichiarazione dell’assessore alla sanità del Lazio D’Amato che, a proposito di potenziamento dei servizi territoriali in tema di salute mentale, cita nuove REMS e nuovi SPDC da allestire, si commenta da sé. Ma, in fondo, perché non lanciare l’idea, anche per contrastare la crisi dell’edilizia, di costruire un nuovo, grande, bellissimo Ospedale Psichiatrico Territoriale? Non sarebbe meraviglioso in quest’anno 2020 che si vuole dedicare alla Salute Mentale?

La vera domanda che ci si pone è però come possa il Presidente/Segretario Zingaretti continuare ad immaginare che i servizi di salute mentale della sua Regione e di Roma in particolare si riducano a posti letto (più privati che pubblici) e interpretare così la legislazione italiana che, invece, grazie alle forze progressiste di questo paese, ha proposto e propone e richiede ben altro per le persone e le comunità con così vasti problemi di salute mentale?

Delegare così la più importante attività della sua regione? Se pensiamo che lo sviluppo dei servizi territoriali di salute mentale significhi altri posti letto invece che veri servizi territoriali di comunità, di che cultura siamo portatori?

Caro Presidente, non vogliamo fare qualcosa per cominciare a invertire la rotta? O dobbiamo sempre sentirci dire che a Roma tutto è impossibile e basta?

Con stima e per stima.

Franco Rotelli

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