logo-club-spdc-no-restraintdi Vito D’Anza, portavoce nazionale del Forum Salute Mentale

Parliamo ancora di contenzioni negli SPDC per parlare, in fondo, delle culture dei servizi, dell’organizzazione dei DSM, della formazione degli operatori, dei diritti delle persone che attraversano l’esperienza della sofferenza mentale, dei diritti umani e dello scarso interesse del ceto politico su questi temi.

Episodi drammatici ed eclatanti giunti all’attenzione dei media come la morte di Franco Mastrogiovanni nel SPDC di Vallo della Lucania, di Giuseppe Casu nel SPDC di Cagliari, di Elena Cassetti nel SPDC di Bergamo sono solo la punta di un iceberg. Su questo terreno si gioca anche il senso di una storica riforma italiana, la legge 180/78, che intendeva curare le persone senza la violenza istituzionale tipica dei manicomi, per consentire alle persone percorsi di ripresa senza pratiche violente che altro non facevano che alimentare una forma di violenza.

In Italia ogni anno migliaia di persone vengono legate nei SPDC e questo problema, a quarant’anni dalla chiusura dei manicomi, aspetta ancora una risoluzione sensata.

Il Club Spdc No Restraint ha organizzato a Prato il XII convegno nazionale: diverse esperienze concrete di SPDC No Restraint dimostrano che smettere di legare non solo è possibile, ma doveroso. La Conferenza Nazionale della Salute Mentale convocata diciotto anni fa dal ministro Veronesi aveva infatti in chiave una frase: se si può , si deve.

Ecco appunto.

Qui il programma del convegno.

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