torturaDi Peppe Dell’Acqua.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia. Nel nostro paese non è previsto il reato di tortura. Ora il Parlamento pare voglia affrettarsi per votare una legge che è in lista d’attesa da anni. Già precedentemente il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, delle pene e dei trattamenti inumani e degradanti, visitando gli ospedali psichiatrici giudiziari e prendendo atto della diffusione della pratica della contenzione, aveva richiamato il nostro paese a provvedere per cancellare queste persistenti vergogne.

La tortura è un metodo di coercizione fisica e psicologica, talvolta inflitta col fine di punire o estorcere delle confessioni o informazioni. Molte volte è accompagnata dall’uso di strumenti particolari atti a infliggere punizioni corporali.

È impressionante quanto queste parole e queste definizioni appena scritte rimandino alle pratiche di contenzione nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura o come vengono nominati reparti psichiatrici. In questi luoghi non è difficile trovare in qualsiasi momento persone legate. La violenza inaudita che si esercita su questi corpi, la violazione dell’intimità, la mortificazione inflitta, non hanno alcuna ragione. I “reparti di psichiatria”, 8 su 10, sono dotati degli strumenti per praticare la contenzione. A vedere le fasce che legano polsi e caviglie, corpetti che inchiodano sul letto le persone, l’immagine degli strumenti di tortura dei tempi passati occupa prepotente il campo dei nostri pensieri. Molte cose abbiamo detto e si diranno sulla violenza.

Tuttavia affermare con semplicità  (e rigore) che l’esercizio della contenzione corrisponde a tortura è quanto oggi non possiamo più tacere e dobbiamo riconoscere. Le persone vengono sottoposte a contenzione/tortura per punizione, perché contestano le regole del reparto, perché rifiutano di lavarsi, pretendono di fumare, vogliono avere i loro oggetti personali, vogliono comunicare col mondo esterno. A fronte del divieto la protesta. Alla protesta corrisponde la punizione. Quando le persone rifiuano le cure, rifiutano il rapporto paternalistico che medici e infermieri propongono, quando ostinatamente pretendono di dire le loro ragioni, vengono legati e costretti ad accettare con la forza le regole del luogo, il ricovero, i farmaci e di accogliere benevolmente il paternalismo degli operatori. Molte volte queste persone restano legate per giorni e giorni. I medici almeno due volte al giorno si avvicinano a letto per valutare le condizioni di salute, i parametri vitali, ma anche per verificare se “il paziente esprime capacità critica”: come un padre domenicano, l’operatore chiede al paziente contenuto (crocefisso) di abiurare, di dire che si è reso conto che ha esagerato, che è giusto che prenda le medicine, che riconosce la bontà e la saggezza degli operatori e dell’istituto.

In Italia oggi, in 7 su 10 Spdc, la contenzione è pratica diffusa. Quanto accade in Italia è consuetudine in ogni altra parte del mondo, nei paesi ricchi come drammaticamente nei paesi poveri. Da quanto siamo in grado di sapere da osservazioni empiriche, la pratica della contenzione o comunque di forme di coercizione violente e durature si ritrovavano nei reparti di neuropsichiatria infantile, in istituti e comunità che si occupano di adolescenti, in cosiddette strutture residenziali ed è molto diffusa anche nei luoghi di ricovero per i vecchi.

Perché ci accorgessimo di un tanto abbiamo dovuto registrare la morte per contenzione di Giuseppe Casu a Cagliari e Francesco Mastrogiovanni a Vallo della Lucania. Abbiamo dovuto vedere lo squallore delle violenze esercitate nelle sedicenti comunità teraputiche di Vado (Savona) e di Grottamare nella Marche, solo per citare 4 storie che sono giunte prepotentemente nelle pagine di cronaca.

La lotta alla contenzione fu una delle ragioni che fondarono il Forum. A Pistoia, il prossimo giugno non si può che ricominciare da qui.

L’immagine è tratta dalla mostra “I volti dell’alienazione, disegni di Roberto Sambonet”

Cfr.

G. Del Giudice, …e tu slegalo subito, Alpha Beta Verlag, Merano, 2015

S. Rossi (a cura di), Il nodo della contenzione, Alpha Beta Verlag, di prossima pubblicazione.

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