1422403_10202379834442764_11353313_nCaro Marco Cavallo,

ti ho conosciuto dopo 40 anni, la tua età mi sembra di avere capito. Non è vero che sei del 1973? Io allora ne avevo 18. Volevo essere indipendente da tutto e da tutti ma la maggiore età si acquisiva a 21 anni. Comunque, andando controcorrente, lasciai la mia famiglia a 18 anni. Non l’amavo e non la conoscevo la mia famiglia. Mia madre o meglio “ragazza madre” mi mise in orfanotrofio fino a 17 anni. Uscito da lì andai a casa ma trovai un patrigno, violento e ubriacone. Mia madre praticamente succube e con altri 3 figli. Scappai da lì, rifugiandomi da ex compagni di collegio. Ma la cosa durò poco. Andai malvolentieri a militare. Ritornai e finii in quel posto che i genovesi disprezzavano più dell’ospedale psichiatrico cioè il “Massoero”. I genovesi lo paragonavano ad un cesso. Ed era veramente un cesso. Mi fracassai la vita lì dentro. Magari ti avessi conosciuto allora. Però in qualche modo ci conoscemmo.

Dopo 4 anni di quel cesso, mi ricoverarono in S.P.D.C., era il 1978. Precisamente il 25.11.1978. L’ospedale era il Galliera. Avevo 23 anni! Tu Marco Cavallo faticavi allora mi hanno fatto sapere. Quando a 28 anni entrai all’OPG di Reggio Emilia capii allora il tuo Manifesto: la 180. O meglio la scoprì. Ma ancora il mio viaggio mi portò in un altro posto orrendo, il cosiddetto “Villaggio della Carità di Don Orione”. 5 anni lì dentro. Poi espulso per aver preso a pugni un prete, tornai al Massoero. Nel frattempo dal 1978 al 1997 ho fatto 70 ricoveri in S.P.D.C. L’ultima volta che sono stato ricoverato in S.P.D.C è stato nel 2010 per un tentativo di suicidio dal Ponte Monumentale. Che dirti. Ieri sera quando ti ho sentito parlare e quando sei stato a riposo dentro il Palazzo Ducale ti ho raccontato un po’ di tutto quello scritto sopra. Stamane ti ho rivisto all’ex OP di Quarto e mi sono unito finalmente a te e ai tuoi fan, o meglio, compagni di viaggio.

Stasera non mi riesce a darti il giusto contributo per il viaggio che hai intrapreso ma sappi che ho imparato che l’interdipendenza è la vera libertà. Non scorderò questi due giorni passati con te. Intanto ti faccio sapere che aspetto il tuo ritorno oppure di vederci in quel di Trieste.

Da Genova, con affetto

Danilo

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