di Peppe dell’Acqua

L’ingresso di Franco Basaglia a Gorizia 50 anni fa segnò l’inizio della nostra storia, la storia del cambiamento, la storia della legge che restituisce possibilità. Oggi dalla Puglia alla Lombardia, dall’Umbria alla Campania, dal Veneto all’Abbruzzo accorpamenti di servizi, contenzioni, porte chiuse, istituti, cooperative sociali ridotte alla miseria o peggio a braccio armato delle peggiori psichiatrie, abbandoni, accademie distanti e distratte. Segnali inquietanti, smemoratezze, violenze quotidiane sembrano rinsecchire quelle radici. Ormai così profonde.

Qualcuno dice che non occorre più difendere quella legge. Le psichiatrie sorde e cieche e le amministrazioni stupide hanno già distrutto tutto. Non credo sia così. E tuttavia dobbiamo cominciare a riunirci, a parlare ad alta voce, a dire le cose che ci accadono sotto gli occhi. Quelle cose quotidiane che ci fanno perdere il senso del cambiamento e lo spessore ancora ricco di futuro di quella legge.

Quella legge che cominciò il suo lungo e travagliato cammino proprio cinquant’anni fa, il 16 novembre del 1961 quando Franco Basaglia, un giovane psichiatra veneziano, appena nominato direttore, entra nell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Gorizia. Come molti sanno a novembre scorso si è tenuto a Gorizia il convegno “Cominciò nel ’61. Quando Basaglia arrivò a Gorizia“. Molti e ricchi i contributi. Il forum cercherà di pubblicarne alcuni. Quelli che riusciremo a recuperare. Cominciamo con l’intervento quasi introduttivo di Mario Colucci.

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